L’inquinamento a Milano e la sagra degli incompetenti :amministratori svegliatevi!!!

Quello che è più grave nel fenomeno dell’inquinamento a Milano e provincia di quest’inizio d’anno del 2011 non è tanto l’incremento del livello di inquinamento dell’aria, ma la pletora di incompetenti tra sindaci, amministratori, assessori, consiglieri provinciali e regionali e chi più ne ha più ne metta che hanno sviolinato una serie di interventi per ridurre l’inquinamento che NON SERVONO A NULLA!.

Ma perchè non servono a nulla tutte le norme antinquinamento?

  1. Occorre forse essere dei geni per capire che un fenomeno metereologico eccezionale come quello delle tre settimane ininterrotte di nebbia fitta che si è verificata nelle prime tre settimane di Gennaio del 2011 a Milano, sono un fattore climatico talmente eccezionale che avrebbe aumentato il livello di inquinamento anche se si fossero fermati tutti i veicoli per 10 gionri di seguito? Bisogna forse avere un’intelligenza superiore alle media per comprendere che questi fenomeni devono essere esclusi dalla media delle rilevazioni dell’inquinamento? 
  2. Forse bisogna avere una lunga memoria e saper leggere nei dati pubblicati da almeno 10 anni per rammentare agli amministratori che il problema dell’inquinamento a Milano è determinato per il 70% dall’utilizzo di caldaie di riscalamento inquinanti? Ma cosa è stato fatto per incentivare o obbligare tutti i condonimi inquinanti a sostituire queste caldaie  per ridurre drasticamente l’inquinamento? Nulla. Si riducono i gradi di riscaldamento, come se questa fosse la soluzione mentre è un inutile paliativo.
  3. Limitare la velocità nelle tangenziali a 70 Km all’ora non riduce l’inquinamento, anzi, nella realtà milanese l’innalzerà e sapete perchè? Per il fatto che la limitata riduzione delle emissioni da 90 a 70 Km verrà vanificata dall’aumento del numero di veicoli veicoli che transiteranno per KM di tangenziale nelle stesso tempo e il risultato sarà? Un aumento del’inquinamento.
  4. Tutte le altre misure ( limitazione della circolazione per i veicoli nelle domeniche, ecc.) che effetto hanno sulla riduzione dell’inquinamento? Nessuno, sono solo azioni con effetto mediatico ma con nessun effetto sui problemi reali dell’inquinamento.

La cosa più grave è che nessuno dei blasonati amministratori ha neppure la percezione dell’inutilità delle azioni messe in atto e questo è il vero problema di Milano : l’incompetenza degli amministratori.

Ma cosa può risolvere veramente il problema dell’inquinamento?

  1. Imporre la sostituzione delle caldaie dei condomini SOLO CON CALDAIE NON INQUINANTI, favorendo questi interventi tramite finanziamenti a condizioni speciali
  2. Proporre alla CEE di utilizzare la multa che la Regione e il Comune dovrà pagare per finanziare la sostituzione delle caldaie inquinanti
  3. Accelerare la costruzione della pedemontana ovvero di un anello esterno che colleghi Bergamo direttamente all’autostrada per Varese e Torino e Bologna senza passare per la tangenziale, questo ridurrebbe trasticamente l’anello di inquinamento provocato dalla permanenza di troppi veicoli per troppo tempo nelle tangenziali
  4. Accelerare la costruzione della rete urbana e interurbana di trasporto pubblico con nuove linee di metropolitana e corsie preferenziali per gli autobus
  5. Favorire la creazione di norme per l’incremento dell’utilizzo di energie ecologiche alternative a quelle tradizionali con provvedimenti  che: obbligano nelle nuove costruzioni l’utilizzo di pannelli solari per una % delle superficie dei tetti, obbligano di adottare nelle costruzioni le tecniche di risparmio energetico più consolidate.
  6. Favorire e incentivare la sostituzione di veicoli inquinanti con veicoli di nuova generazione a risparmio energetico.

Nella speraqnza che qualche amministratore, sindaco o assessore risvegli la propria intelligenza nel leggere questi semplici consigli auguro a tutti Buon Anno

by Giovanni Roi

Il Federalismo fiscale e il baratro delle responsabilità

In questi giorni il Governo sta affrontando il problema del varo del federalismo fiscale, ovvero il varo di nuove regole che dovrebbero aumentare l’autonomia economica e operativa dei comuni con l’obiettivo di favorire lo sviluppo e la crescita aumentando le capacità  e l’autonomia di intervento dei comuni che, teoricamente, dvrebbero essere più vicini alle esigenze dei cittadini.

In realtà se andiamo a leggere le norme del federalismo fiscale in via di approvazione troviamo una serie di incongruenze e di scelte che porteranno a risultati opposti a quelli auspicati. Ma quali sono le più eclatanti incongruenze del federalimso?

  1. Si intende aumentare l’autonomia economica e le entrate dei comuni senza aver attentamente verificato gli effetti reali delle nuove possibili imposizioni fiscali dei comuni, soprattutto per quelle realtà che risultano in difficoltà di bilancio e che non vedono l’ora di aumentare le tasse ai cittadini per salvare i loro bilanci.
  2. L’aumento dell’autonomia dei comuni e delle possibilità di deliberare nuove imposizioni fiscali da parte dei comuni non può prescindere da una maggiore definizione delle responsabilità degli stessi nel rendere conto agli organismo istituzionali di riferimento (Regioni, Stato) delle modalità di utilizzo delle nuove entrate e di come queste nuove autonomie si concretizzano in piani ed azioni concrete per migliorare la gestione delle risorse del territorio e favorire lo sviluppo economico del territorio. Il concetto di responsabilità nel federalismo è praticamente inesistente e questo significa dare un maggiore potere ai comuni senza chiedere agli stessi di rendere conto di come utilizzano queste nuove autonomie.
  3. Alcune norme, e in particolare la tassa di soggiorno di 5 Euro per i turisti è l’esempio di una preoccupante mancanza di consapevolezza degli effetti di questa tassa sul turismo. Come si può ignorare il fatto che la crescita del turismo negli ultimi anni è stata caratterizzata da un incremento delle presenze soprattutto in alberghi e agriturismi con prezzi medio bassi ( dai 40 agli 80 Euro) e per queste realtà la tassa rischia di rendere non più competitiva la loro offerta. Mi chiedo se occorreva essere un genio per proporre invece una tassa di soggiorno differenziata per fascia di prezzo dei pernottamenti, come ad esempio 1 Euro per soggiorni con prezzi fino a 50 Euro, 2 Euro per soggiorni da 50 a 100 Euro, 5 Euro per soggiorni da 100 a 150 Euro e 10 Euro per soggiorni superiori ai 150 Euro. In questo modo la tassa sarebbe proporzionale al costo del soggiorno e non graverebbe sulla copetitività delle offerte.
  4. Nelle proposte per il federalismo manca completamente la definizione di un nuovo concetto di federalismo inteso come responsabilità per lo sviluppo armonico e il governo del territorio inteso come  la valorizzazione di tutte le risorse ambientali, economiche, artistiche e naturali attraverso piani di sviluppo e di governo del territorio che promuovano la partecipazione dei soggetti privati e pubblici allo sviluppo sociale ed economico nel rispetto delle norme ambientali e di regole di coerenza nella crescita economica.
  5. La responsabilità di promuovere e sviluppare la crescita del territorio deve essere un requisito fondamentale del federalismo, senza il quale ogni governo locale deve essere costretto a dare le dimissioni ed essere commissariato sino a nuove elezioni locali.

Quello che è grave nel dibattito politico sul federalismo non sono tanto le diverse posizioni dei partiti politici di governo e dell’opposizione, ma la mancanza da parte di tutte le posizioni partitiche (da entrambi le parti)  di una visione chiara del federalimso che abbia come obiettivo la crescita della partecipazione dei cittadini e delle loro rappresentaze ( i comuni e regioni) e non il semplice aumento dell’autonomia impositiva.

E allora cosa viene sconfitto in questa proposta del federalismo e nel dibattito che lo accomuna ?

La responsabilità.

Nella speranza che questo contributo aiuti a riflettere su un modo nuovo di fare politica auguro a tutti una rinnovata riflessione per ridefinire le basi di una nuova riflessione politica.

Giovanni Roi