La Teoria del Principio dell’Indeterminazione

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Il mondo sta cambiando, l’era digitale, l’utilizzo esteso di internet, il ridisegno dell’approccio ai clienti e le nuove tecniche di costruzione dei materiali, le nuove politiche sociali danno alcune tracce sul futuro ma anche stanno evidenziando un paradosso nel cambiamento determinato da quei limiti invalicabili della complessità dei sistemi che sono la contraddizione sul vero cambiamento del mondo intero. Ma cosa farà la differenza nell’attività delle Banche, delle Compagnie Assicurative, delle Agenzie Assicurative, dei Broker, delle Imprese e degli interventi di ogni Comune e Governo? E cosa migliorerà significativamente la qualità della vita nel mondo intero?

Perché nel periodo in cui l’innovazione nel mondo dell’economia cresce, ci sono ancora troppe PMI che stanno fallendo? Dove ha origine la sconnessione tra le esigenze reali di quelle imprese e la loro possibile salvezza?

La realtà è che viviamo in un periodo di transizione dove vengono declamate troppo innovazioni che in realtà non lo sono proprio, e le criticità che stanno influenzando il mondo intero a tutti i livelli (economico, sociale,  politico, immigrazioni, atti terroristici, qualità della vita, deterioramento atmosferico, ecc.) sono il seno inequivocabile che l’intero pianeta si sta congestionando da una complessità e irrisolvibilità di troppi problemi.

Cresce una competenza degli operatori ma che in realtà non è per nulla equilibrata ai problemi del mondo che devono essere affrontati.

I cambiamenti epocali nel mondo più significativi sono avvenuti nelle grandi trasformazioni, ovvero dalle scoperte di ricercatori che sono partiti proprio dalla complessità e dalle limitazione della scienza per aprire nuovi varchi come ad esempio:

  • Il brevettò del primo materiale plastico di Alexander Parkes
  • L’evoluzione della fisica con la fisica quantistica grazie alle scoperte del matematico e fisico Louis De Broglie

Queste ricerche hanno portato a individuare che l’innovazione si ferma più di quanto si percepisce ogni volta in cui le materie delle scienze, le formule e i progetti realizzati raggiungono il limite della complessità e delle impossibili soluzioni

Ma cosa consente di risolvere tematiche e problemi molto complessi o di impossibile soluzione che influiscono significativamente generando troppi tempi con cui vivere, lavorare e con una qualità della vita non adeguata?

La Teoria del Principio dell’Indeterminazione

Una nuova riscrittura delle scienze iniziata dalla storia di un progetto strategico in un’impresa, dove tutto si fermò quando si trovarono nell’impossibilità di risolvere un problema matematico particolarmente complesso. E fu proprio da quell’anomalia, da quell’impossibilità risolta in modo inaspettato, che sono state riscritte completamente le regole con cui ogni scienza, ogni cultura e ogni disciplina può risolvere i problemi complessi e di impossibile soluzione, e il mondo della conoscenza si troverà di fronte a un cambiamento copernicano senza precedenti, che aprirà la frontiera per una crescita del mondo intero con effetti su qualunque settore del mercato, dalla crescita economica a un’ approccio sulla qualità della vita.

E ed proprio li che La Teoria del Principio dell’Indeterminazione dimostra come l’impossibile può diventare possibile.

Volete scoprire come il mondo può cambiare? Leggete il libro in questo link con Il testo sulla Teoria del Principio di Indeterminazione e scoprirete quanto il mondo può cambiare se si sa leggere i segni del futuro.

By Giovanni Roi

La riforma Gelmini?Caro Presidente se non la cambi è il tuo autogol

Quello che distingue un vero statista da un politico mediocre è la capacità di accorgersi dei propri errori prima che sia troppo tardi e porvi rimedio. La riforma Gelmini, caro Presidente, cosi come è stata concepita si tradurrà nel tuo peggiore autogol se non vi poni rimedio prima che sia troppo tardi. E questo perchè non rispetta quei principi che ogni buon politico sa bene di dover rispettare se non vuole inimicarsi l’intero paese e devastare il sistema educativo dell’Italia.

Se vuoi evitare che questa riforma diventi la tua Caporetto ti consiglio di seguire miei consigli e cambiare la legge Gelmini.

  1. L’istruzione è un diritto di tutti i cittadini e la sua diffusione non può essere concepita secondo criteri puramente economicistici, anzi, lo stato e le sue organizzazioni devono fare tutto il possibile affinchè ogni cittadino sia che abiti in città o in un minuscolo centro di montagna, abbia la possibilità di un’adeguata istruzione. La norma per la concentrazione delle scuole con meno di 50 alunni viola questo sacrosanto principio, se non si intende calpestare questo diritto trasferendo alle famiglie un ulteriore onere ( il costo per raggiungere una scuola più lontana) deve essere cancellata, senza perdere altro tempo .
  2. Il passaggio all’insegnante unico non può essere imposto per norma di legge, ma deve essere il frutto di una riflessione sulla metodologia didattica che meglio risponde alle esigenze educative emergenti. Non serve imporla per legge, ma deve essere una opportunità data alle Regioni che devono valutarla con i Provveditorati per scegliere la metodologia educativa meglio confacente alle esigenze degli studenti.
  3. La riduzione dei costi della pubblica istruzione non può essere imposta, ma può essere una grande opportunità per verificare concretamente il federalismo: dai alle Regioni sei mesi d tempo per presentare delle proposte per razionalizzare le spese e ridurre i costi per un ammontare pari al 50% della riduzione dei costi stimata dalla legge Gelmini (con esclusione dei tagli alle università e della chiusure delle scuole con pochi alunni). Se le Regioni non proporranno soluzioni il Governo potrà legiferare in merito.
  4. Finanziamenti alle Università e alla ricerca Universitaria, un’altrà opportunità per misurare il Federalismo:dai alle Regioni e alle Università sei mesi di tempo per presentare proposte per la razionalizzazione e la riduzione delle spese superflue o per aumentare l’efficienza per un impprto pari al 5% della spesa annua. Viene aumentata la possibilità di finanziamenti dai privati alle Università e alla ricerca universitaria, aumentando la deducibilità da parte dei privati di questi finanziamenti.
  5. La qualità dell’insegnamento e la valutazione degli insegnanti non può essere un’opzional: la qualità dell’insegnamento deve essere la principale preoccupazione del Governo per migliorare la preparazione degli studenti e per innalzare il lvello di educazione nel suo complesso. A questo proposito le Regioni, in accordo con i Provveditorati, hanno sei mesi di tempo per presentare delle proposte per l’attuazione di un sistema di valutazione delle competenze degli insegnanti nonchè l’insieme dei provvedimenti da adottare per quegli insegnanti che non rispondano ai minimi standard educativi che saranno previsti. Insegnare non può essere sinonimo di “lavoro garantito a vita” ma deve essere il frutto di una competenza dimostrata ed esplicata nel tempo. 

Caro Presidente come vedi per ridurre i costi della pubblica istruzione e megliorare nello stesso tempo il modello del sistema educativo non ci vuole molto, basta un po di buon senso.

Segui i miei consigli.

By Giovanni Roi