La verità salverà il Mondo

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Camminando per la strada il bambino aveva guardato le case, si era incuriosito a sentire le parole raccontate dalle donne, aveva guardato il cielo e quando incontrò Chaplin rimase stupito di averlo incontrato e gli chiese:

Ma perché i Paesi del mondo vogliono crescere nell’economia, ma in realtà  in molti Paesi non aumenta ne l’economia e neppure la qualità della vita di molte persone di parecchi Paesi dell’Asia, Africa, America e dell’Europa?

E perché l’immigrazione in Europa è cresciuta esponenzialmente negli ultimi 5 anni? Mi sembra di vedere che i Paesi nell’Europa sono concentrati su come sistemare i migranti che arrivano nei loro Paesi, ma perché non capiscono quali sono i motivi che hanno portato a loro la crescita dell’immigrazione?

E come mai il terrorismo è aumentato significativamente nel mondo con attentati che non erano mai accaduti e sono avvenuti nel 2017 in Egitto, Istanbul, San Pietroburgo, Stoccolma e ancora anche a Londra, e con un aumento degli attentati in Europa nel 2016 del 174%?

Ma come mai in Europa dopo l’uscita dell’ Inghilterra con il Brexit  stanno valutando di uscire altri Paesi come la Repubblica Ceca e anche la Danimarca? Ma se l’ Europa sta cercando di crescere economicamente come mai questi Paesi si vogliono staccare dall’Europa?

Ma perché la Comunità Europea ha attivato la nuova DIRETTIVA (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa e non si è resa conto di aver inserito alcune componenti che sono talmente anomale da rischiare di produrre un effetto negativo nella crescita del settore assicurativo e sull’assistenza ai clienti?

E come mai l’Italia, nonostante abbia cercato di aumentare la crescita economica negli ultimi anni ha avuto una crescita molto bassa con un PIL nel 2016 solo dello +0,8%, ma senza una riduzione significativa dei disoccupati, con una debolezza della produttività e una qualità della vita del Paese ancora scadente?

E come mai il Governo Italiano non ha compreso i veri motivi che influiscono sulla mancata crescita del turismo, cosi da aver ricevuto dal Travel & Tourism Competitiveness Index del World Economic Forum che in Italia  “la priorità del settore del turismo è sprofondata (75esimo posto, giù di 10 posizioni), per via dello scarso impegno del governo e di una debole strategia di marketing? 

Chaplin, ascoltò le parole del bambino e disse:  “Caro amico, in realtà il percorso della storia del mondo negli ultimi 20 anni ha delineato un motivo che è sempre stato la condizione che ha prodotto la crisi economica, sociale e di qualità della vita nel mondo: la mancanza della verità. Ed è per questo che ho chiesto a Giovanni di raccontarci perché è la verità che ha influito sul mancato cambiamento e miglioramento dei Paesi del mondo”.

Giovanni, ascoltò le parole di Chaplin e disse:

Guardare la storia per capire: cosa è accaduto nella crisi economica del 2008

La crisi economica mondiale del 2008 era cominciata dagli incauti prestiti concessi negli Stati Uniti è andato espandendosi a macchia d’olio sull’intero pianeta si è  trasformato in una nuova grande depressione di portata globale. Tutto ha avuto inizio con lo scoppio della bolla del mercato immobiliare americano nel 2004, dopo un lungo periodo in cui i prezzi delle case erano cresciuti costantemente. A un numero sempre crescente di famiglie veniva data l’opportunità di accendere un mutuo, in maniera quasi indiscriminata. I creditori, infatti, si erano dati ad una pratica chiamata dei “prestiti subprime” – concedendo prestiti a persone poco solubili, gente a cui normalmente non sarebbe mai stato accordato un mutuo per comprare la casa. I mutui subprime prevedevano un tasso d’interesse molto basso per i primi anni e un brusco aumento nei successivi. Di solito i rischi non venivano spiegati nei dettagli, mentre i debitori imboniti con la prospettiva di poter rifinanziare il mutuo negli anni a venire per mantenere il tasso di interesse ai livelli iniziali. Alcuni economisti misero in guardia sui rischi che si correvano, ma la maggioranza non volle interrompere l’atmosfera festosa che regnava nel mercato immobiliare statunitense. Sembrava che tutti ci stessero guadagnando: compagnie di costruzione, agenti immobiliari, istituti bancari e produttori di materiali edili. I felici consumatori diventavano, spesso per la prima volta nella loro vita, proprietari di una casa. Il settore passò praticamente inosservato agli occhi del Governo americano, dopo anni di deregolamentazione costante ad opera del partito repubblicano. Nel periodo 2004-2006 arrivò il momento di ripagare. I tassi d’interesse sui mutui subprime schizzarono alle stelle. Molti debitori non erano semplicemente in grado di ripagare o rifinanziare. La crisi sarebbe potuta rimanere confinata agli Stati Uniti. Sfortunatamente le banche e i creditori di questi prestiti avevano venduto i debiti ad altri investitori. I debiti sminuzzati in azioni erano stati venduti a investitori stranieri e ad istituti bancari di tutto il mondo sotto forma di cavillosi pacchetti finanziari incomprensibili ai più. Nel 2007, 1,3 milioni di proprietà immobiliari sono state messe all’asta per insolvenza, il 79% in più rispetto al 2006. Fu il panico, nessuno sembrava sapere di chi fossero questi debiti “senza valore”, sparsi nel sistema finanziario a tutte le latitudini del globo. Improvvisamente le banche non erano più disposte a farsi prestiti a vicenda, diffidenza che risultò in un cosiddetto “credit crunch” ossia un periodo in cui c’è poca liquidità (cioè soldi contanti) nel sistema perché nessuno presta denaro. Le perdite cominciarono ad accumularsi. A luglio 2008, grandi banche e istituzioni finanziarie a livello mondiale denunciarono perdite per circa 435 miliari di dollari. (dati pubblicati sul sito : http://www.cafebabel.it/politica/articolo/una-spiegazione-della-crisi-economica-del-2008.html).

In realtà questa crisi ha avuto un impatto economico disastroso non colpi solo gli Stati Uniti, ma anche i Paesi dell’Europa e in modo significativo anche l’Italia, il Paese che a partire dal 2008 non è stato più capace di crescere ed è iniziato un lungo periodo di impoverimento. Per essere precisi nel 2010 c’è stata una modesta crescita dell’1,7% del PIL, ma questo valore positivo va considerato come un rimbalzo statistico al crollo del 2009 (-5,5% del PIL) e non ha segnato una inversione di tendenza come invece è accaduto in altri paesi. L’esplosione nel 2008 della crisi economica in Italia è stata determinata da fattori esterni che hanno agito da innesco ad una crisi strutturale che stava subdolamente indebolendo l’economia italiana. Nel 2011 esplode in Europa e in altri paesi la crisi dei debiti sovrani e anche questa crisi, come quella del 2007 è stata una crisi di tipo finanziario, connessa alla notevole mobilità dei capitali e alla speculazione. E quello che ha rischiato l’Italia sono state una serie di componenti (es. la scarsa o assente crescita del PIL, l’enorme stock di debito pubblico di nuovo in crescita a partire dal 2008, la scarsa credibilità del Governo e del sistema politico) che hanno indotto gli investitori internazionali a dubitare della solidità del bilancio pubblico italiano e, quindi, ad acquistare i titoli di debito italiani solamente a condizione che i relativi tassi d’interesse fossero abbastanza alti da compensare l’aumentato rischio. (dati pubblicati sul sito : https://politicasemplice.it/blog/crisi-economica-italiana-2008-2014).

Ma in realtà questo evento di crisi economica mondiale da cosa è partito? Tutte le organizzazioni dei Governi dei Paesi,  le imprese che operavano in ambito finanziario, le banche e ogni organizzazione dei Paesi avevano le competenze e la cultura per fare si che la crisi economica non accadesse e la qualità della vita dei cittadini potesse crescere , ma come mai queste disastrose anomalie economiche sono accadute?

Perché la consapevolezza della verità nell’economia non è stata rispettata

L’effetto di questa crisi economica del 2008 ha dimostrato che la competenza e la cultura sono degli strumenti, ma che non hanno nessun significato e impatto sull’economia se non si ha la consapevolezza della verità di ogni aspetto e di ogni componente che determina la crescita e la stabilità economica e la qualità della vita dei cittadini.

La crisi del 2008 è stata la dimostrazione più inequivocabile che la competenza e la cultura non serve proprio a nulla se non c’è la consapevolezza della verità di come finanziare i mutui, di come dare prestiti, finanziare le imprese  e svolgere qualunque intervento nel mondo della crescita economica, del mondo finanziario e di come garantire la qualità della vita delle persone.

La crisi economica del 2008 ha dimostrato come è proprio questa mancanza di consapevolezza della verità che ha portato sia gli Stati Uniti e tutti gli altri Paesi del mondo ad avere l’effetto della crisi economica. Ma non solo, la continua difficoltà della crescita economica dell’Italia anche dal 2014 all’inizio del 2017, è la dimostrazione che ogni organizzazione del Governo Italiano non si è resa neppure consapevole della verità che salverebbe questo Paese se fosse stato applicato il Piano del Riscatto della Fenice (pubblicato nel Blog nel 2014  in questo link : http://wp.me/plwtn-6w) che comprendeva proprio la verità sulla realtà dell’economia in Italia e sull’effettivo potenziale di crescita.

La crescita dell’immigrazione e del terrorismo non sarebbero accadute, se la consapevolezza della verità ci fosse stata

L’evoluzione della migrazione in Italia e in Europa negli ultimi 4 anni (dal 2012 al 2015) rispetto ai 30 anni precedenti ha generato diversamente una complessità e una difficoltà significativa su come sostenere e gestire questa esasperata migrazione, di fronte alla quale nessun Paese in Europa è stato in grado di comprendere adeguatamente la problematica e di individuare quali sono gli interventi corretti da eseguire. Quando il numero dei migranti aumenta di 10 volte (Italia) e di 45 volte (Europa), lo scenario che è accaduto indica che quella che è avvenuta non è solo una “migrazione”, ma è diventata una “invasione” di ogni Paese e quando accade un’ invasione diventa necessario riflettere e approfondire perché e cosa ha generato questa esplosione delle migrazioni.  Se leggete la maggiore parte delle notizie pubblicate e delle posizioni esposte dai Governi, risulta evidente che l’immigrazione continua a crescere e le maggiori dichiarazioni sono su “come gestire i migranti che arrivano e trovare le strutture per ospitarli o come bloccare l’ingresso dei migranti”, ma di fronte a questo fenomeno dell’invasione, il vero problema è quello di capire cosa ha portato a generare questa situazione per saper individuare quali sono gli interventi adeguati da attivare.

Negli ultimi 3 anni è stato inoltre sintomatico rilevare un amento significativo del terrorismo sia in Europa (con un incremento del 174% nel 2016) e anche in altri Paesi come l’Egitto, Istanbul, San Pietroburgo e Stoccolma dove non c’erano masi stati attacchi terroristici cosi significativi. Ma la realtà è che da cosa si genera il terrorismo? L’effetto del terrorismo non dipende dagli attacchi che avvengono, ma da una approfondita analisi e riflessione di quali sono le condizioni che portano quella popolazione a passare da cittadini a terroristi.

La coincidenza sull’incremento dei migranti e degli attacchi terroristici negli ultimi 3 anni dal 2015 al 2017 non è causale e fu proprio per questo che nel 2016 fu pubblicato un Blog  su “LA SVOLTA DELL’IMMIGRAZIONE E L’ALBA DELLA RINASCITA IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO INTERO” con la proposta di un piano “Save-The-World” (link della pubblicazione: http://wp.me/plwtn-9k ) che svolgeva una analisi molto approfondita della verità sui motivi che li hanno portato a generare questi eventi e questo proprio con l’obiettivo di :

rendere consapevole ogni Paese e ogni Governo dell’Europa della verità delle condizioni che generano le migrazioni e il terrorismo

e il paradosso è che nonostante si abbia cercato in tutti i modi di rendere evidente l’estrema connessione tra le  le migrazioni e il terrorismo indicando anche i percorsi della verità che potrebbero salvare l’Europa e il mondo intero, nessuno dei Paesi d’Europa, dell’Italia e del mondo intero se ne sono resi consapevoli. La falsità sulle  migrazioni e sul terrorismo è l’unico elemento che esiste nel mondo e di come le enormi possibilità di miglioramento della qualità della vita e della sicurezza non sono per nulla recepite. Se non ci si rende consapevoli dei motivi per cui i migranti escono dal proprio Paese, come si fa a comprendere come risolvere il problema delle migrazioni e del terrorismo?

L’uscita dell’Inghilterra con il Brexit dall’Europa e le valutazioni di uscire anche dalla Repubblica Ceca e dalla Danimarca dimostra che la Comunità Europea la consapevolezza sulla stabilità dell’Europa non ce l’ha

L’uscita dell’Inghilterra con il Brexit dall’Europa è stata la più eclatante dimostrazione che il Governo dell’Inghilterra ha fatto la più disastrosa e inadeguata decisione. il 24 Giugno 2016, la Gran Bretagna sceglie di uscire dall’ Europa con il risultato del referendum Brexit nel quale la maggiore parte della popolazione (51,9%) aveva deciso di uscire dall’Europa, ma quale è stato l’ errore più colossale del Primo Ministro dell’Inghilterra? Di essersi concentrato solo sui risultati del referendum Brexit, senza neppure rendersi conto che una decisione cosi importante non può partire solo da un referendum, ma deve avere analisi e valutazioni adeguate di quale è la verità sulla scelta della popolazione di uscire dall’Europa.

Proprio su questo evento particolarmente complesso abbiamo pubblicato un Blog su “Brexit nella Gran Bretagna e il Principio del Cambiamento in Europa” (link della pubblicazione : http://wp.me/plwtn-8n) che esponeva con una adeguato approfondimento sia l’intervento che doveva eseguire il Primo Ministro e l’intero Governo dell’Inghilterra e anche una la valutazione e l’intervento che doveva compiere la Commissione Europea sulla decisione che voleva adottare l’Inghilterra. In realtà nessun Paese dell’ Europa e neppure il Governo Italiano si sono resi consapevoli di questa proposta e di come questo Piano rendeva evidente la verità sulle decisioni che doveva prendere sia l’Inghilterra e anche la Comunità Europea.

Ma non essere consapevoli della verità cosa produce? Porta l’Europa a non migliorare la propria stabilità e a portare altri Paesi dell’Europa a valutare la possibilità di uscire dall’Europa, come lo stanno valutando questa decisione la Repubblica Ceca e la Danimarca.

Ma in realtà tutte queste decisioni, questa instabilità dell’Europa e queste possibili decisioni di questi altri Paesi da cosa derivano?

dalla mancanza di consapevolezza della Commissione Europea che il principio per salvare e far crescere ogni Paese parte dalla consapevolezza  e dal rispetto della verità di ogni Paese, ovvero del contesto e delle esigenze economiche, sociali, culturali e organizzativo di ogni Paese

Se la Comunità Europea non ha la consapevolezza e il rispetto di ogni Paese che partecipa all’Europa come pensano che questi Paesi rimangano nella Comunità Europea?. L’ Europa non è un Paese, è un insieme di Paesi che agiscono e collaborano tra di loro per favorire la crescita e la stabilità di ogni Paese, ma il valore dell’Europa non è nelle loro decisioni, ma nella loro capacità di rispettare, valorizzare ed essere consapevoli della verità di ogni Paese.

Se questo rispetto non c’è per ogni Paese indipendentemente dal fatto che sia il più piccolo o il più grande Paese d’Europa, la Comunità Europea verrà inesorabilmente vanificata e ridotta a una nullità. Non si può pensare che l’Europa cresca grazie ai più grandi e ricchi Paesi, perché questa è la mancanza di consapevolezza della verità dell’Europa che porterà a una successiva uscita di tanti Paesi. E’ solo il rispetto della verità e delle esigenze di ogni Paese che porterà la stabilità e la crescita dell’Europa.

Produrre dalla Comunità Europea una DIRETTIVA (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa che non si rende consapevole della verità del settore assicurativo non porterà a una crescita e stabilità, ma a un effetto negativo nella crescita del settore assicurativo e all’assistenza ai clienti

Noi stiamo vivendo in un periodo di paradosso nelle normative di legge emesse sia dai Paesi e anche dalla Comunità Europea e questo purtroppo dimostra che la competenza delle risorse coinvolte nella definizione delle normative di legge sono talmente incompetenti sia del contesto del settore per cui le leggi vengono proposte  e anche di una mancanza di rispetto di tutti le normative nazionali e internazionali, tanto da produrre effetti che non diventano positivi nel mercato, ma che possono portare dei danni disastrosi all’economia.

L’ultimo caso più eclatante è quello della DIRETTIVA (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa, una normativa emessa nell’anno 2016 ma in cui nessun Governo dei Paesi Europei, e neppure le imprese assicurative e le organizzazioni che lavorano nel settore, si sono rese conto che nella normativa emessa ci sono anomalie molto gravi nella legge emessa.

Componenti della DIRETTIVA (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa

Analisi e valutazione sulle normative emesse

Comma (6) considerazioni preliminari:

(6)  I consumatori dovrebbero beneficiare dello stesso livello di tutela nonostante le differenze esistenti tra i canali di distribuzione. Per garantire che si applichi lo stesso livello di tutela e che il consumatore possa beneficiare di norme comparabili, in particolare per quanto riguarda la comunicazione di informazioni, è essenziale creare condizioni di parità tra i distributori.

Componente anomala non corretta:

  • I consumatori dovrebbero beneficiare dello stesso livello di tutela nonostante le differenze esistenti tra i canali di distribuzione

Anomalia nella direttiva emessa:

  1. I consumatori ricevono il livello di tutela in base alla qualità del livello di servizio e della proposta assicurativa delle polizze fornite dalle imprese assicurative e la differenza nel livello di tutela non dipende solo dai canali di distribuzione, ma soprattutto dalle offerte assicurative delle imprese assicurative e dal supporto degli intermediari assicurativi.
  2. La qualità del livello di tutela dei consumatori è quindi differenziata proprio dalla differente qualità di proposta dei servizi e delle polizze dalle imprese assicurative e dagli intermediari assicurativi.
  3. In base alle suddette condizioni non è ammissibile che venga proposta di “beneficiare ai consumatori dello stesso livello di tutela”, in quanto questa normativa porterebbe a rendere tecnicamente impossibile il miglioramento della qualità della proposta assicurativa nel mercato che è, tecnicamente e politicamente, la scelta più importante per consentire a ogni consumatore di avere le migliori offerte nel mercato

Componente anomala non corretta:

  • in particolare per quanto riguarda la comunicazione di informazioni, è essenziale creare condizioni di parità tra i distributori.

Anomalia nella direttiva emessa:

  1. in base alle suddette considerazioni non è neppure ammissibile che venga richiesta una comunicazione di informazioni di parità tra i distributori, perché di fatto violerebbe i principi di libertà di impresa a cui hanno diritto le imprese assicurative e anche gli intermediari assicurativi in base leggi sull’articolo 41 della Costituzione della Repubblica Italiana “L’iniziativa economica privata è libera” e alla Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01) Art. 1 Dignità umana “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”, all’ Art 6 Diritto alla libertà e alla sicurezza “ Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza” , all’ Art. 16 Libertà d’impresa “E’ riconosciuta la libertà d’impresa, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.”
  2. Ogni impresa assicurativa deve quindi avere il diritto di attivare la comunicazione delle informazioni in base alla propria capacità d’impresa e al livello di polizza e di servizio erogato

Considerazione finale sulle norme non corrette:

  1. In base alle suddette considerazioni della normativa di legge le condizioni del Comma (6) devono essere annullate o modificate in base ai requisiti sopra indicati.
Comma (16) considerazioni preliminari:

(16) La presente direttiva dovrebbe garantire che si applichi lo stesso livello di tutela dei consumatori e che tutti i consumatori possano beneficiare di norme comparabili. Essa dovrebbe promuovere condizioni omogenee e una concorrenza paritaria tra intermediari, siano essi collegati a un’impresa di assicurazione o meno. I consumatori traggono vantaggio se la distribuzione di prodotti assicurativi avviene attraverso canali diversi e intermediari aventi diverse forme di cooperazione con le imprese di assicurazione, purché tali canali e intermediari siano tenuti ad applicare norme analoghe in materia di tutela dei consumatori. Nell’attuare la presente direttiva gli Stati membri dovrebbero tener conto di tali problematiche.


Componente anomala non corretta:

  • La presente direttiva dovrebbe garantire che si applichi lo stesso livello di tutela dei consumatori e che tutti i consumatori possano beneficiare di norme comparabili

Anomalia nella direttiva emessa:

  1. La suddetta normativa deve essere annullata o modificata in base a quanto abbiamo indicato nel Comma (6)


Componente anomala non corretta:

  • Essa dovrebbe promuovere condizioni omogenee e una concorrenza paritaria tra intermediari, siano essi collegati a un’impresa di assicurazione o meno

Anomalia nella direttiva emessa:

  1. Gli intermediari in base alle normative di legge assicurative hanno l’obbligo di proporre polizze assicurative che siano adeguate alle esigenze dei clienti e dei consumatori, ma non è ammissibile che sia imposta di “promuovere condizioni omogenee e una concorrenza paritaria tra gli intermediari” perché questo viola le leggi sull’articolo 41 della Costituzione della Repubblica Italiana “L’iniziativa economica privata è libera” e alla Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01) Art. 1 Dignità umana “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”, all’ Art 6 Diritto alla libertà e alla sicurezza “ Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza” , all’ Art. 16 Libertà d’impresa “E’ riconosciuta la libertà d’impresa, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.”
  2. Imporre di “promuovere condizioni omogenee” di fatto viola il diritto che ha ogni intermediario e ogni impresa assicurativa di poter creare e generare le migliori polizze per i clienti e ai consumatori in grado di soddisfare il criterio delle esigenze dei rischi, ovvero le condizioni dei clienti e consumatori  in base alla legislazione esistente e alle precedenti normative di legge assicurative, devono essere adeguate alle esigenze dei rischi, ma non possono essere omogenee tra gli intermediari in quanto si viola le condizioni di libertà d’impresa e di competitività nel mercato.
  3. Imporre una “concorrenza paritaria tra gli intermediari” di fatto viola il diritto che ha ogni intermediario e impresa assicurativa di poter operare nel mercato e di proporre le polizze ai clienti e consumatori in base alle proprie capacità e competenze d’impresa che sono specifiche e singole per ogni intermediario, rispettando le condizioni di vendita della normativa d legge, ma che non possono essere annullate e limitate per una “concorrenza paritaria tra gli intermediari”.

Componente anomala non corretta:

  • I consumatori traggono vantaggio se la distribuzione di prodotti assicurativi avviene attraverso canali diversi e intermediari aventi diverse forme di cooperazione con le imprese di assicurazione, purché tali canali e intermediari siano tenuti ad applicare norme analoghe in materia di tutela dei consumatori.
  1. La successiva condizione “I consumatori traggono vantaggio se la distribuzione di prodotti assicurativi avviene attraverso canali diversi e intermediari aventi diverse forme di cooperazione con le imprese di assicurazione, purché tali canali e intermediari siano tenuti ad applicare norme analoghe in materia di tutela dei consumatori”, di fatto indica e conferma quanto abbiamo dichiarato come prioritario, ovvero la necessità di una maggiore competitività di vendita.
  2. Questa normativa  è solo in parte corretta, in quanto non è solo la “diversa forma di cooperazione con le imprese assicurative” che garantisce il vantaggio dei consumatori, ma anche la specifica competenza e capacità di vendita degli intermediari assicurativi che consentono ai consumatori di avere un vantaggio. Questo è oltretutto evidente da tutte le statistiche di vendite dei prodotti assicurativi dei diversi canali, dalle diverse imprese assicurative e dai diversi intermediari nel mercato che confermano la loro diversità nella capacità di vendita.
  3. Le “norme analoghe in materia di tutela dei consumatori” riguardano e devono rispettare la proposta di polizze adeguate alle esigenze di rischio dei clienti e consumatori e la consegna delle informazioni e della documentazione in base alle normative di legge.

Considerazione finale sulle norme non corrette:

  1. In base alle suddette considerazioni della normativa di legge le condizioni di ”promuovere condizioni omogenee e una concorrenza paritaria tra gli intermediari” devono essere  annullate in quanto di fatto influenzerebbero significativamente nella liberta di vendita degli intermediari con conseguenze disastrose nella potenzialità di vendita anche delle imprese assicurative con cui gli intermediari operano.
  2. La successiva componente della normativa di “I consumatori traggono vantaggio se la distribuzione di prodotti assicurativi avviene attraverso canali diversi e intermediari aventi diverse forme di cooperazione con le imprese di assicurazione, purché tali canali e intermediari siano tenuti ad applicare norme analoghe in materia di tutela dei consumatori”, sarebbe opportuno che sia modificata inserendo le normative che abbiamo aggiunto nella comma 2) e 3)

     

Comma (44) considerazioni preliminari:

(44) Onde evitare casi di vendite abusive, è opportuno che la vendita di prodotti assicurativi sia sempre accompagnata da una verifica delle richieste e delle esigenze sulla base delle informazioni fornite dal cliente. Qualsiasi prodotto assicurativo proposto al cliente dovrebbe sempre essere coerente con le sue richieste ed esigenze ed essere presentato in una forma comprensibile affinché il cliente possa prendere una decisione con cognizione di causa.

Componente anomala non corretta:

  • Qualsiasi prodotto assicurativo proposto al cliente dovrebbe sempre essere coerente con le sue richieste ed esigenze ed essere presentato in una forma comprensibile affinché il cliente possa prendere una decisione con cognizione di causa.
  1. Questa precisazione non è adeguatamente corretta in quanto il principio fondamentale dell’adeguatezza dei prodotti assicurativi è in base alle esigenze dei clienti che possono essere recepite da  “informazioni ottenute dal cliente, dalle richieste e dalle esigenze”. Ovvero il principio è quello delle informazioni dei clienti che nelle trattative pervengono sia da richieste dei clienti o anche da informazioni recepite dalla consulenza degli intermediari, che consente di identificare le esigenze dei clienti. (queste condizioni sono oltretutto già indicate nell’Art. 20 comma 1 di questa normativa).

Le suddette considerazioni sulla  DIRETTIVA (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa, indica in modo inequivocabile come le normative emesse dalla Comunità Europea spesso non hanno una adeguata valutazione sulle componenti reali del settore di mercato per ogni Paese in cui la normativa è prodotta. Oltretutto abbiamo anche individuato altre componenti della normativa Europea pubblicata che pur essendo applicabili, hanno dei requisiti che a nostro parere sono solo deleteri per la crescita del settore assicurativo, con il rischio di attivare un blocco sul miglioramento della qualità delle offerte da parte sia delle imprese assicurative e anche degli intermediari, con un effetto di conseguenza negativo anche per la qualità dei servizi ai clienti. La realtà è che la Commissione Europea non si è resa conto che le normative nel settore assicurativo dovrebbero rispettare i seguenti obiettivi strategici :

  1. Semplificare l’attività svolta sia dalle imprese assicurative che degli intermediari assicurativi compreso soprattutto i processi di vendita delle Polizze ai Clienti al fine di far ridurre i costi e migliorare la qualità dell’attività svolta
  2. Migliorare la qualità dei servizi e delle Polizze offerte ai Clienti sempre più adeguate alle esigenze e ai relativi rischi da proteggere
  3. Consentire alle imprese assicurative di aumentare il loro livello di competitività nel mercato per proporre le migliori soluzioni ai clienti sia delle Polizze che dei servizi erogati
  4. Consentire agli intermediari assicurativi di aumentare la loro competenza e il loro livello di competitività nel mercato al fine di proporre ai clienti la migliore consulenza, le migliori Polizze e la migliore assistenza
  5. Consentire alle imprese assicurative e agli intermediari assicurativi di avere sempre di più il loro livello di autonomia nel mercato al fine di raggiungere gli obiettivi indicati nel punto 3) e 4).
  6. Rispettare le regole di diversità dei Paesi nello svolgimento dell’attività assicurativa al fine che venga valorizzata la capacità e la tecnica di vendita che ogni Paese svolge, consentendo solo di condividere e promuovere le diversità di intervento al fine che ogni Paese possa valutare come crescere e evolvere valorizzando attività che ritengono utili da loro non eseguite

Ma se non vengono rispettati i seguenti obiettivi strategici che ogni normativa di legge dovrebbe rispettare, come può pensare la Commissione Europea di migliorare il settore assicurativo? Il risultato è che il risultato è solo peggioramento nel settore.

E tutto questo indica che

la mancanza di consapevolezza della Commissione Europea di tutte le componenti e dei requisiti del settore assicurativo ha portato a creare una Nuova Direttiva senza avere il rispetto della verità di questo settore e di ogni Paese

Se la Comunità Europea non cresce nella consapevolezza e nel rispetto del settore assicurativo di ogni Paese e delle caratteristiche di ogni operatore, il settore assicurativo e la qualità dei servizi ai clienti non migliorerà. Di fatto raggiungeranno l’obiettivo di migliorare la qualità dei documenti e delle informazioni consegnate ai clienti, ma con una qualità delle proposte assicurative che sarà molto più limitata e senza nessuna capacità di migliorare, anzi con la possibilità di peggiorare. Il rischio  di peggioramento di questa nuova Direttiva  avrà come unico effetto l’aumento degli oneri e delle attività da svolgere da parte sia delle imprese assicurative che degli intermediari assicurativi, con requisiti che non semplificano le attività degli operatori del mercato, ma gli complicano solo il lavoro da svolgere.

L’innovazione in questo settore del mercato ha molte grandi opportunità di crescita e miglioramento dei servizi ai clienti, ma che tristemente questa consapevolezza non è neppure percepita, ovvero la verità sulla realtà di cui essere consapevoli nella Comunità Europea non c’è proprio.

La crescita debole dell’economia e della stabilità in Italia dimostra che i Piani che il Governo ha applicato servono a poco quando manca la consapevolezza della verità di quanto serve realmente al Paese per crescere e avere solidità

Dal 2012 al 2017 le diverse organizzazioni del Governo in Italia hanno applicato interventi che hanno dimostrato un’attenzione alle richieste della Comunità Europea per applicare le riforme con l’obiettivo prioritario di ridurre le spese, con Piani di crescita economica estremamente limitati (praticamente inesistenti) e con un’attenzione alla qualità della vita dei cittadini di scarso livello.

La crescita del PIL dal 2008 al 2017, la quantità di disoccupazione ancora molto elevata e l’insoddisfazione della maggiore parte dei cittadini di medio e basso livello economico con 7,2 milioni di italiani in grave difficoltà economica, sono esattamente la dimostrazione che la percezione che hanno avuto tutti i Governi in Italia soprattutto dal 2012 al 2017 con il Governo Monti, Renzi e Gentiloni  sulla verità di quanto serve a fare crescere e rendere stabile l’Italia, non l’hanno proprio avuta.

Ma non solo, le evoluzioni delle normative del Governo per le riforme non sta migliorando il Paese, ma dagli ultimi interventi sta peggiorando le imprese e i lavoratori autonomi. L’ultima decisione del Governo Gentiloni di attivare il controllo dello spesometro ogni tre mesi invece che una volta all’anno dal 2018, conferma la mancanza di attenzione per le imprese perché questa nuova normativa porterà ad aumentare i controlli e i costi per le imprese, ma con quale effetto sull’economia? Nessuna, solo un peggioramento, perché la verità sullo spesometro è che i dati che sono pubblicati dovrebbero essere controllati adeguatamente, cosa che il Governo non fa.

Il paradosso di questa mancata crescita e di interventi di riforme non adeguati indicano che una percezione della consapevolezza della verità da rispettare per far crescere l’Italia il Governo non l’ha avuta. Hanno avuto la proposta del Piano del Riscatto della Fenice per la crescita economica nel 2014 (link in cui poterlo consultare : http://wp.me/plwtn-6w) e altre soluzioni innovative sul terremoto, sugli immigrati e sul terrorismo, sull’inquinamento, senza neppure rendersi conto di come gli sarebbe bastato seguire le indicazioni degli interventi proposti per migliorare il Paese, ma non l’hanno neppure percepito. In queste proposte avevano la strategia sia di applicare una riduzione dei costi con riforme più adeguate di quelle applicate dal Governo, ma soprattutto anche di attivare  piani di crescita e stabilità economica che avrebbero fatto la differenza nel mercato Europeo per l’Italia. Ma l’attenzione dei Governi per queste opportunità non ci sono state.

L’evoluzione e la crescita del nostro Paese Italia non avverrà mai se

il Governo, le Regioni, i Comuni e ogni altra organizzazione e impresa in Italia non abbiano la consapevolezza di quale è la verità che fa la differenza per la crescita e la stabilità nel nostro Paese

Se il nostro Paese vorrà scegliere di passare da una mediocrità e forte instabilità economica a una crescita economica continua e sostenibile per migliorare la stabilità del nostro Paese e la qualità della vita dei cittadini, dovranno accettare la consapevolezza della verità.

Dovranno prima di tutto avere il coraggio di accettarla, di essere consapevoli della verità dello scenario e dell’effettivo potenziale di crescita del nostro Paese e avere il coraggio di applicarlo.

Il turismo in Italia è uno dei potenziali di crescita economica più elevata, ma è la mancanza della consapevolezza della  verità del Governo dei veri motivi che permettono la crescita del turismo che hanno portato il Travel & Tourism Competitiveness Index del World Economic Forum a dichiarare come la crescita del turismo in Italia è peggiorato al 75esimo posto, scendendo di 10 posizioni per via dello scarso impegno del governo e di una debole strategia di marketing

Il settore del turismo in Italia è una delle aree di maggiore interesse ed è stato sicuramente emblematico rilevare nel dossier pubblicato da Travel & Tourism Competitiveness Index del World Economic Forum che dall’analisi approfondita che hanno effettuato nel settore turistico in Italia e negli altri Paesi del Mondo,  è emerso uno scarso impegno del Governo Italiano e di una debole strategia di marketing.

L’analisi dettagliata del rapporto (scaricabile in dettaglio in questo sito: https://www.weforum.org/reports/the-travel-tourism-competitiveness-report-2017 )  indica in modo inequivocabile che è proprio la mancanza di un piano adeguato nel turismo del Governo Italiano che di fatto influisce significativamente sulla crescita del turismo e anche sugli interventi di crescita che cercano di attivare le Regioni e i singoli Comuni.

Ovvero in realtà la situazione attuale di questo settore del mercato indica proprio che ogni piccolo intervento di crescita del turismo senza un impegno e una strategia del Governo  è come se fosse tecnicamente ridotto e fortemente limitato, nonostante gli investimenti effettuati sia dalle imprese che dalle Regioni e dai Comuni.

E’ oltretutto significativo che già dal 2015 era stato pubblicato un Piano “Share-The-Tourism” che aveva anticipato la maggiore parte delle inadeguatezze pubblicate proprio dal WEF, un Piano proposto al mercato, a banche e anche pubblicato nel 2016 con il nominativo “LA VERITA’ DEL TURISMO IN ITALIA” (questo è il link dove  consultabile : http://wp.me/plwtn-ex) e di cui neppure il Governo Italiano e nessuna organizzazione in Italia se ne è resa consapevole.

Ma come è possibile che di fronte a un potenziale di crescita del turismo in Italia che potrebbe essere dal 200 al 300% , con investimenti che sarebbero 10 volte minori a qualunque altro importante investimento economico e con un indotto di crescita economica elevatissima (il PIL potrebbe crescere del 1,5 – 2%), nessuno del Governo e delle organizzazioni  non si sono resi conto?.

Perché è la mancanza di consapevolezza da parte del Governo e di ogni altra organizzazione ad esso collegato della verità di cosa serve realmente per attivare la crescita reale del turismo a influire in modo significativo sulla sua crescita 

Il turismo non cresce solo dalla competenza nel settore, perché ogni competenza che non è rispettosa e consapevole della verità di ciò che serve realmente per la crescita del turismo, non serve a nulla, diventa tanto lavoro, tanti investimenti, tante pubblicità ma con quali risultati economici? Insignificanti.

Se il Governo in Italia e ogni altra organizzazione del settore non cambiano il loro orientamento e non diventano consapevoli di questa verità, il turismo in Italia non crescerà mai in modo adeguato. Al Governo basterebbe poco: guardare il Piano “LA VERITA’ DEL TURISMO IN ITALIA” e si renderanno consapevoli di come far si sia che il turismo cresca, ma anche di come l’economia e la stabilità in Italia aumentassero molto di più di quanto si aspettano. Devono solo scegliere di accettare la verità, questa è la decisione che dovranno fare.

La verità salverà il Mondo

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La luce si illuminò,  il sole tolse le tenebre dall’oscurità, trasformò le nuvole in chiarore e fu cosi che la tempesta diventò bellezza, lucentezza, percezione dell’invisibile, cosi che ogni persona diventi consapevole della verità.

Il percorso di oggi è arrivato proprio a questo: è la Verità che salverà il Mondo!

Ci sono tenebre, oscurità, drammi impercettibili, bagliori di scontri non compresi, dolori di salute poco curata, tristezze di speranze mancate, fame deluse da poca attenzione, parole non ascoltate, volti non riconosciuti, ore di vita perse per il coraggio mancato, nomi non accettati, illusioni di potere non rispettose, solchi non percepiti di tracce del futuro, richieste non ascoltate

che delineano in ogni attimo della vita che è la Verità che manca e nel Mondo

ed è proprio la Verità

la Verità di ogni persona, la Verità di ogni percorso storico, la Verità di ogni scelta da fare per avere rispetto, la Verità di ogni attenzione che si deve avere non solo di se stesso, della propria impresa, della propria organizzazione, ma di ogni realtà e persona con cui viviamo, la Verità del saper accettare ogni parola, ogni cultura e ogni esigenza, la Verità di avere attenzione non solo del tuo potere, ma al tuo dovere che hai nel mondo, la Verità non solo al diritto, ma anche al dovere che ogni persona e ogni organizzazione e impresa ha nel mondo, la Verità della gratitudine, la Verità del dono, la Verità della diversità che indica la ricchezza e non la separazione, la Verità nell’accogliere ogni aiuto di cui una persona a diritto, la Verità nell’accettare tutto, perché ogni cosa che rifiutiamo farà perdere non solo a noi stessi ma anche al Mondo, la Verità nella realtà e non nella presunzione,

è la VERITA’ CHE SALVERA’ IL MONDO

By Giovanni Roi

Legge 17 dicembre 2012, n. 221 art. 22 , la chimera di una liberalizzazione nell’intermediazione assicurativa che non avverrà mai

Quando il Governo emana una nuova legge c’è sempre una domanda che ci si pone: ma questa legge riuscirà a conseguire gli obiettivi per cui è stata emanata? In questo caso il Governo ha emanato l’ articolo 22 comma 10 nella Legge 221 del 17 Dicembre 2012 con il seguente testo:  “Al fine di favorire il superamento dell’attuale segmentazione del mercato assicurativo ed accrescere il grado di libertà dei diversi operatori, gli intermediari assicurativi di cui al comma 2, lettere a) , b) , d) , dell’articolo 109 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, nonché quelli inseriti nell’elenco annesso al registro degli intermediari medesimi ex articolo 33, comma 2 del regolamento ISVAP n. 5/06, possono adottare forme di collaborazione reciproca nello svolgimento della propria attività anche mediante l’utilizzo dei rispettivi mandati. Detta collaborazione è consentita sia tra intermediari iscritti nella medesima sezione del registro o nell’elenco a questo annesso, sia tra di loro reciprocamente, a condizione che al cliente sia fornita, con le modalità e forme previste nel Codice delle assicurazioni private e sui regolamenti attuativi, una corretta e completa informativa in relazione al fatto che l’attività di intermediazione viene svolta in collaborazione tra più intermediari, nonché l’indicazione dell’esatta identità, della sezione di appartenenza e del ruolo svolto dai medesimi nell’ambito della forma di collaborazione adottata”  , con l’intenzione di promuovere la collaborazione tra gli intermediari e favorire la liberalizzazione dell’attività di intermediazione nel settore assicurativo ma la domanda fondamentale che ne deriva è: ma questa legge è veramente la panacea che risolve i problemi di collaborazione tra gli intermediari?

In realtà al di la del superamento delle norme di legge che impedivano la collaborazione tra intermediari iscritti alla stessa sezione del Registro IVASS o con intermediari iscritti ad altre sezioni, il problema fondamentale è che la validità di una legge dipende dalla sua effettiva applicabilità dal punto di vista sostanziale rispetto agli obiettivi per cui è stata prodotta nel contesto economico, organizzativo e di gestione dei processi in cui si colloca, ovvero, in questo caso, al contesto in cui operano gli intermediari assicurativi. Abbiamo quindi cercato di indagare nella realtà attuale del mercato degli intermediari assicurativi per poter dare una risposta a questa domanda.

Il ruolo degli intermediari assicurativi :  è quello di proporre polizze adeguate alle esigenze dei clienti avvalendosi dei prodotti resi disponibili dalle compagnie di assicurazioni con cui hanno stipulato accordi di intermediazione. L’attività di intermediazione ha quindi come obiettivo fondamentale quello di proporre polizze adeguate alle esigenze dei clienti, e per essere competitivi nel mercato gli intermediari devono poter disporre di un catalogo di prodotti assicurativi in grado di coprire le esigenze della clientela con cui operano con il migliore rapporto di costo/garanzie fornite.

GRA-Ruoli intermediazione-standard

Se il contesto organizzativo e procedurale fosse limitato a quanto abbiamo indicato è chiaro che per un intermediario sarebbe utile poter proporre prodotti di altri intermediari nel momento in cui l’offerta dei prodotti delle compagnie che intermedia non sia sufficiente a coprire le esigenze dei clienti. In questo caso l’intermediario non farebbe altro che sottoscrivere un accordo di collaborazione con un altro intermediario e proporre i prodotti da questo offerti ai suoi clienti.

GRA-Ruoli intermediazione-collaborativa

Ma la realtà è che il contesto organizzativo, economico, operativo e procedurale in cui operano gli intermediari è molto più complesso di quanto si creda ed è proprio l’analisi di questo scenario che ci aiuterà a svelare la risposta alla domanda fondamentale che ci siamo posti.

Il contesto organizzativo, strutturale, operativo e procedurale degli intermediari assicurativi

La mappatura delle componenti che definiscono i processi che costituiscono l’operatività e anche le condizioni di efficienza e di redditività dell’attività di intermediazione è il primo elemento di partenza per comprendere lo scenario attuale dell’attività di intermediazione.

Per le Agenzie di Assicurazione cinque sono gli elementi che costituiscono l’attività svolta:

  1. I Prodotti e i servizi : questi elementi sono competitivi se sono adeguati in termini di costo e di garanzie al target di clientela con cui l’intermediario opera e se le provvigioni che gli sono corrisposte gli garantiscono una adeguata redditività.
  2. Le applicazioni che gli sono rese disponibili dalle Compagnie di assicurazione per l’emissione e la gestione dei contratti: la semplicità e l’efficienza di queste applicazioni influisce in modo significativo sulla possibilità dell’intermediario di proporre le polizze ai clienti. Più tempo per l’emissione dei contratti vuole dire maggiore costo nell’attività di vendita e maggiore tempo da dedicare per formare il personale ad utilizzare applicazioni complesse. Più sono semplici ed efficienti queste procedure e maggiore è l’efficienza e la capacità produttiva degli intermediari. Le applicazioni di emissione dei contratti sono il vero tallone d’Achille dell’attività di intermediazione, perché influiscono significativamente sui costi e sull’efficienza dell’attività di intermediazione.
  3. L’aggiornamento della banca dati del BackOffice  delle Agenzie con i dati dei contratti: l’efficienza e l’efficacia nella modalità di aggiornamento dei sistemi di BackOffice delle Agenzie è un’altra delle componenti che influisce sull’efficienza e sull’efficacia dell’organizzazione del lavoro delle Agenzie, perché una volta emessi i contratti tutta l’attività successiva di gestione della relazione con i clienti e di gestione del personale addetto alle vendite, viene in buona parte eseguita attraverso il software del BackOffice. Se questo è aggiornato automaticamente, immediatamente (in tempo reale) e con l’intera quantità dei dati prodotti nella creazione dei contratti e nelle successive variazioni, allora le Agenzie possono garantire una adeguata efficienza dei servizi alla clientela e gestire in modo adeguato il personale commerciale. Se questo aggiornamento non avviene in modo corretto ma richiede interventi manuali e tecniche di aggiornamento asincrono e se è limitato nella quantità delle informazioni ritornate agli Agenti, le conseguenze sono un aumento dei costi gestionali e di erogazione dei servizi per le Agenzie ed anche a volte l’impossibilità ad erogare servizi alla clientela e di effettuare una corretta gestione del personale commerciale per informazioni su dati inesistenti (es. se mancano informazioni sulla distribuzione della Frequenza dei Sinistri per settore dei veicoli, diventa impossibile valutare quali sono i motivi per cui un Subagente ha una Frequenza dei Sinistri Auto elevata).
  4. Gestione delle attività amministrative, commerciali e di marketing con il BackOffice o con software specializzati sull’attività degli intermediari (Banche) : la gestione delle attività e dei processi amministrativi e dii marketing degli intermediari vengono svolti per una parte molto limitata  con le applicazioni rese disponibili dalle Compagnie, ma per la maggiore parte dei processi vengono svolte con le applicazioni utilizzate dagli intermediari (BackOffice per le Agenzie di Assicurazioni, software specializzati per le Banche e applicazioni realizzate ad hoc da ogni intermediario). La parte più significativa a carico diretto degli intermediari è proprio quella delle funzioni amministrative che richiedono un contato diretto con i clienti (es. gestione solleciti, gestione sospesi, estratti conto polizze in scadenze,ecc.) e i processi che riguardano la gestione e il controllo interno delle campagne di marketing (es. distribuzione delle campagne ai collaboratori e controllo dei risultati delle attività svolte) e la gestione delle attività commerciali (es. gestione contatti, ecc.). In realtà allo stato attuale la maggiore parte delle applicazioni utilizzate dagli intermediari (BackOffice e software specializzati per le Banche)  coprono essenzialmente le funzioni amministrative, mentre le attività commerciali e di marketing vengono svolte per la maggiore parte con applicazioni manuali o sviluppate ad hoc dagli intermediari (fogli Excel, applicazioni locali) e questo fa si che queste sono proprio i primi processi in cui il livello di efficienza e di efficacia è di gran lunga inferiore a quello che sarebbe tecnicamente possibile adottare sfruttando la tecnologia disponibile nel mercato.
  5. Monitoraggio dell’andamento dell’attività assicurativa, gestione del budget degli obiettivi commerciali e controllo dei risultati e Controllo di Gestione: questa ultima parte comprende il monitoraggio dell’andamento dell’attività assicurativa in tutte le sue componenti (es. andamento produzione, crescita portafoglio, rapporto premi / sinistri, incremento polizze per cliente, Frequenza sinistri auto, ecc.) e a tutti i livelli  (statistiche per Agenzia, Banca, Compagnia intermediata, tutte le Compagnie, per unità di vendita – iscritto alla Sezione E – Subagente, ecc.). Per questa attività il supporto prevalente è quello delle statistiche rese disponibili agli intermediari dalle Compagnie, statistiche che però risultano fortemente limitate nelle informazioni fornite e soprattutto nella disponibilità di informazioni relative al monitoraggio della rete di vendita degli intermediari. Il completamento delle esigenze di monitoraggio dell’attività assicurativa degli intermediari viene di fatto effettuato in parte (molto limitata) con funzionalità nelle applicazioni di BackOffice e per la parte maggiore con applicazioni sviluppate da hoc o manualmente dai singoli intermediari (es. Fogli Excel). La stessa considerazione vale anche per la gestione del Budget e la creazione degli obiettivi e il controllo dei risultati e per il Controllo di Gestione, con la differenza che in questo caso la copertura delle esigenze degli intermediari con le funzionalità rese disponibili dalle Compagnie non supera il 10-20%, in quanto è limitata agli obiettivi stabiliti dalle Compagnie all’intermediario di riferimento (Agenzia o Banca). Tutta la parte relativa agli obiettivi specifici definiti dell’intermediario (obiettivi personalizzati per ogni Agenzia e banca) e la ripartizione degli stessi alla rete di vendita, viene di fatto effettuata con applicazioni manuali e ad hoc realizzate dagli intermediari. Lo stesso discorso vale per le funzionalità per il Controllo di Gestione dove le funzionalità sono a completo carico degli intermediari. Il risultato finale è che in questa sezione il livello di efficienza delle applicazioni utilizzate non supera il 30% del potenziale, ed anche l’efficacia dei processi disponibili risulta particolarmente bassa (es. la quasi totale mancanza di statistiche organizzate, complete e dettagliate sull’attività della rete di vendita rende particolarmente complessa una valutazione corretta dell’attività della rete di vendita).

Nell’immagine seguente abbiamo rappresentato la mappa dei processi di un’ Agenzia monomandataria che intermedia i contratti di una sola Compagnia scelta tra le poche Compagnie del mercato che forniscono prodotti, applicazioni per l’emissione dei contratti e tecniche di aggiornamento dei dati di alto livello.

GRA-Mappa fasi intermediazione-agenzie monomandato

Nel caso delle Banche la struttura dei processi assicurativi è praticamente identica a quella delle Agenzie Assicurative con la sola differenza nelle funzionalità che rendono disponibili i dati per l’attività di intermediazione svolta dalle Banche, dove quanto indicato per le Agenzie nella terza sezione precedentemente indicata (aggiornamento dati del BackOffice) è sostituita dai seguenti  due processi

  1. Aggiornamento della applicazione delle Banca con i dati di base dei contratti e le loro variazioni: il primo processo importante per le Banche è quello dell’alimentazione del sistema informativo della Banca con le informazioni relative ai contratti intermediati. In questo caso i dati sono normalmente acquisiti solo per i contratti attivi e l’alimentazione del sistema informativo della Banca viene spesso effettuato da più fonti. In certi casi con l’acquisizione di file inviati direttamente dalle Compagnie intermediate, in altri casi dai Services che svolgono attività di supporto alle Banche, in altri casi anche con un’ alimentazione manuale dei dati e in certe situazioni i dati non vengono neppure inseriti. Questa scenario diversificato e frammentato nell’alimentazione del sistema informativo delle Banche influisce in modo significativo sul livello di efficienza di questo processo e sull’efficacia dei dati acquisiti.

  2. Aggiornamento delle applicazioni per la gestione commerciale, marketing, gestione budget con i dati di  dettaglio sui contratti gestiti dalle Banche: anche nel caso delle Banche valgono le stesse considerazioni che abbiamo precedentemente esposto, ovvero le Compagnie intermediate forniscono alcune funzionalità e servizi su queste tematiche, ma per soddisfare integralmente le esigenze delle Banche è necessario alimentare con dati assicurativi di maggiore dettaglio rispetto a quelli utilizzati per il sistema informativo della Banca (es. servono dati delle polizze attive ma anche di quelle annullate per effettuare un controllo dell’andamento del Portafoglio nel tempo)  le applicazioni che vengono utilizzate per l’ attività commerciale, per le attività di marketing, per il monitoraggio dell’andamento dell’attività assicurativa, per il Budget e il controllo degli obiettivi e per il Controllo di Gestione. La situazione attuale delle Banche è che proprio in questa tipologia di aggiornamento c’è il livello di efficienza e di efficacia più basso. Questo avviene  soprattutto nei casi di Banche che operano con diverse Compagnie e con differenti canali di alimentazione dei dati.

La conseguenza di queste due tecniche di aggiornamento dei dati molto spesso inadeguate alle esigenze delle Banche e poco efficienti, è un aumento dei costi di gestione dei Portafogli assicurativi intermediati.

Nel caso delle Banche  risulta oltretutto maggiormente evidente una mancanza di supporti informatici e procedurali adeguati nelle aree delle attività commerciali, di marketing, di monitoraggio dell’andamento dell’attività assicurativa, di gestione del budget e nel controllo dei risultati degli obiettivi e nel controllo di gestione. Anche in queste aree la conseguenza è quella di alti costi per svolgere attività importanti per la governance dell’attività di intermediazione assicurativa.

Nell’immagine seguente abbiamo rappresentato la mappa dei processi di una Banca di medio livello che intermedia i contratti di più Compagnie ed è evidente come in questi casi l’attività di intermediazione sia particolarmente complessa e onerosa e con poche soluzioni realmente adeguate alle esigenze di intermediazione delle Banche.

GRA-Mappa fasi intermediazione-banca plurimandato mediolivello

Prima considerazione conclusiva sullo scenario di operatività degli intermediari

Il risultato di questa analisi dimostra in modo evidente come l’attività di intermediazione assicurativa sia più complessa di quanto venga percepito e non solo, andando ad analizzare il contesto di Agenzie di assicurazione con accordi di intermediazione plurimandato ovvero operanti con più Compagnie di  Assicurazioni risulta evidente una considerazione: l’operatività con più Compagnie se da una parte aumenta il portafoglio dei prodotti disponibili per le Agenzie, dall’altra parte incrementa l’inefficienza dei processi gestiti e aumenta smisuratamente i costi di gestione dei processi di Agenzia. Non a caso le Agenzie plurimandatarie tendono a concentrare il loro business su una o due Compagnie di Assicurazioni preferite, utilizzando gli altri mandati come dei canali di vendita di riserva da utilizzare in casi specifici molto limitati.

Nelle due seguenti immagini risulta evidente questa considerazione con un primo risultato che da delle indicazioni sconcertanti per le misure del Governo: le Agenzie di Assicurazioni plurimandatarie non sono quelle da considerare come il modello di riferimento per l’attività di intermediazione ma anzi, sono quelle che in questa situazione del mercato  sono nella situazione più difficile dal punto di vista dell’efficienza e dalla capacità di crescita.

GRA-Mappa fasi intermediazione-agenzie plurimandato semplice

GRA-Mappa fasi intermediazione-agenzie plurimandato complesso

Se estendiamo la stessa analisi al mercato delle Banche rileviamo che anche in questo contesto la situazione è identica a quella delle Agenzie plurimandatarie, ovvero le Banche che operano con un numero maggiore di Compagnie di Assicurazioni sono quelle che hanno un livello di inefficienza e di costi proporzionalmente molto maggiore di quelle che svolgono l’attività di intermediazione con una o due Compagnie.

GRA-Mappa fasi intermediazione-banca plurimandato bassolivello

Ma cosa accade se viene applicata in questo contesto  la possibilità di collaborare tra gli intermediari ?

La realtà è che nel momento in cui un intermediario (Agente di Assicurazioni o Banca) intende collaborare con un’ altro intermediario (Agente di Assicurazioni o Broker), quello che avviene in termini operativi sui processi dell’attività di intermediazione è peggio di quello che oggi avviene nelle Agenzie plurimandatarie.

Le conseguenze di questo “disastro” dal punto di vista dei processi dipendono fondamentalmente da questi fattori:

  • da un interscambio dei dati tra gli intermediari che sarebbe manuale, perché un Agente e un Broker non è in grado di generare un flusso di dati elettronico dei contratti emessi da trasmettere all’altro intermediario e, nel caso in cui riuscisse a farlo, lo scambio dei dati sarebbe sempre manuale e richiederebbe la creazione di procedure di acquisizione di quei dati personalizzate per ogni intermediario
  • da uno scambio della documentazione contrattuale tra i due intermediari e il cliente che sarebbe sempre manuale e complicato nella gestione
  • dalla impossibilità da parte del cliente a rilevare nel contratto il riferimento dell’intermediario che glielo propone, perché nella Polizza che riceverebbe tutti i riferimenti sarebbero dell’intermediario che ha emesso il contratto e non di chi lo propone
  • dalla difficoltà a gestire in modo adeguato tutte le attività amministrative successive all’emissione del contratto (es. avvisi di scadenza, sollecito pagamenti), perché in realtà chi riceve tutti i flussi informativi è l’intermediario che ha emesso il contratto, che è lo stesso che riceve i pagamenti e le quietanze da pagare dalla Compagnia, ma che deve inviarle manualmente all’intermediario che ha proposto il contratto al cliente per far si che esegua queste attività
  • dalla complessità a gestire le richieste di informazioni da parte dei clienti, perché ogni richiesta di informazioni sui contratti sarà recepita dall’intermediario che ha venduto la polizza e che è l’interlocutore del cliente, ma non avendo la possibilità di accedere alle informazioni dei contratti sui portali della compagnia di assicurazione che l’ha emanato, dovrà girare la richiesta all’intermediario che ha emesso la polizza, che restituirà le informazioni richieste all’intermediario principale o al cliente stesso le informazioni richieste.
  • dalla complessità della gestione dei sinistri, perché anche in questo caso ci sarà una complicazione nell’apertura di un sinistro ( invio denuncia dal cliente all’intermediario referente, trasmissione delle informazioni dall’intermediario referente a quello che ha emesso la polizza, ecc.) e in ogni richiesta di informazioni sullo stato del sinistro che dipende proprio da questa molteplicità di intermediari e dal loro ruolo risetto al cliente e ai contratti emessi
  • dalla molto complessa difficoltà, se non che quasi impossibilità, a gestire le attività commerciali, di marketing ed eventuali obiettivi commerciali su questi contratti (es. quando vengono inserite manualmente nel BackOffice  dell’ Agenzia dell’intermediario che ha venduto questo contratto le informazioni della polizza come sono codificate? Con quale Ramo? Con quale codice prodotto?)

Nella seguente immagine abbiamo esposto cosa potrebbe accadere ad un ‘Agenzia di assicurazioni che dovesse decidere di utilizzare la nuova opportunità di collaborazione con un’altra Agenzia di Assicurazioni o con un Broker.

GRA-Mappa fasi intermediazione-agenzie monomandato tol level-COLLABORA

Se andiamo in conclusione a classificare un rating di queste attività di collaborazione tra gli intermediari ecco cosa risulta.

GRA-Rating agenzia mono top collabora

Il risultato di questa analisi dimostra che in una situazione del mercato assicurativo in cui i processi assicurativi sono particolarmente complessi, la collaborazione tra intermediari potrebbe portare dal punto di vista procedurale e organizzativo solamente un aumento della complessità dei processi e maggiori costi, ovvero un  vero caos.

E nel caso delle Banche quale novità comporta  la nuova normativa di legge per la collaborazione rispetto al mandato congiunto?

Quando si discute delle possibilità di collaborazione tra una Banca e un’ altro intermediario (Agenzia o Broker) spesso ci si dimentica che l’elemento fondamentale non è la collaborazione in sé, ma i benefici che questo accordo può comportare per le Banche.

La nuova normativa di legge rispetto al mandato congiunto consentirebbe a una Banca di collaborare con un’Agenzia senza avere un accordo di collaborazione con la Compagnia intermediata dall’Agenzia. Ma cosa comporterebbe un accordo di questo genere per una Banca?

La risposta è semplice e dovrebbe far molto riflettere le Banche :

  • non avrebbe più un rapporto di collaborazione diretto con la Compagnia di cui intermedia i contratti, e questo riduce il suo potere contrattuale e il suo ruolo rispetto alla Compagnia, di fatto la Banca diventerebbe sostanzialmente come un ‘iscritto alla Sezione E, ovvero un puro venditore
  • non avrebbe più la proprietà del portafoglio, perché i contratti che intermedia sono gestiti dall’Agenzia che ha il rapporto di intermediazione con la Compagnia e che ha quindi formalmente l’incarico della gestione e della proprietà del portafoglio per conto della Compagnia
  • non avrebbe più neppure il potere commerciale e di marketing di poter decidere quale strategia di sviluppo e di crescita effettuare su quel portafoglio, perché anche se le polizze sono state da lei intermediate, la responsabilità di come gestire e far evolvere il portafoglio ce l’ha chi ha in gestione il portafoglio e quindi l’Agenzia
  • perderebbe anche il controllo completo dei propri clienti, perché chi ha in gestione il portafoglio ha il potere contrattuale e commerciale di gestire la relazione con i clienti e questo significa che l’Agenzia potrebbe formalmente svolgere azioni sui clienti della Banca senza neppure segnalarlo
  • in conclusione un accordo di questo genere porterebbe la Banca ad essere declassate e defraudata, diventando un semplice venditore, perdendo potere contrattuale rispetto ai Clienti e alle Compagnie di cui intermedia i contratti, ovvero dal punto di vista formale, di efficienza e soprattutto sostanziale la nuove legge comporta solo dei rischi per le Banche, ma benefici nessuno.

Ma non solo, se il rapporto di collaborazione non fosse impostato correttamente il rischio sarebbe anche quello di assistere a un crollo dell’efficienza dei processi. Nella seguente immagine abbiamo descritto il risultato di un’ipotesi di questo tipo.

GRA-Mappa fasi intermediazione-banca plurimandato mediolivello-COLLABORA

GRA-Rating banca medio collabora

Anche nel caso delle Banche risulta quindi evidente la collaborazione tra intermediari in base alla nuova normativa pone più rischi e complicazioni procedurali e organizzative che dei miglioramenti rispetto a quello che è già possibile attivare con il mandato congiunto.

Cosa serve veramente alle Banche: un mandato che rispetti i loro diritti (mandato congiunto) e una ridefinizione dei ruoli e dei servizi che gli vengono resi disponibili negli accordi di collaborazione con le Compagnie e con le Agenzie

Il primo elemento fondamentale per migliorare i benefici per le Banche è la tutela dei loro diritti e delle loro responsabilità e la costruzione a partire da questo di accordi di collaborazione con le Compagnie che aumentino l’efficienza  e l’efficacia dei prodotti e servizi intermediati, ma soprattutto il secondo elemento fondamentale è che è solamente nel mandato congiunto con le Agenzie Assicurative che viene tutelato il diritto e il potere contrattuale della Banca in qualità di intermediario iscritto alla Sezione D del Registro rispetto alla Compagnia e ai clienti. Ed è solo in questo caso che la proprietà del portafoglio e l’autonomia di scegliere le strategie commerciali e di marketing rimane della Banca.

Quello che serve realmente alle Banche è che venga migliorata la qualità dei servizi offerti dalle Agenzie/Services con cui hanno mandati congiunti, perché ancora troppe aree di inefficienza persistono nei processi di intermediazione svolti dalle Banche e le possibilità che offre oggi il mercato di migliorare la qualità e l’efficienza di questi servizi sono letteralmente colossali ( aree commerciali, marketing, monitoraggio andamento attività assicurativa, budget obiettivi, ecc.). Ed è per questo che il futuro degli accordi di collaborazione con le Agenzie deve ridisegnare i ruoli tra le Banche e le Agenzie migliorando drasticamente la qualità dei servizi per aprire un nuovo scenario in questo mercato.

La conclusione : legge 221 del 2012 una futile chimera di chi il mercato assicurativo non sa neppure cosa sia

In conclusione risulta evidente che la collaborazione tra gli intermediari assicurativi sia Agenti di Assicurazioni che Banche in base alle nuove disposizioni di legge porta probabilmente dei benefici solo a clienti, che in quel caso potranno utilizzare lo stesso intermediario con cui operano per ottenere contratti da altre Compagnie di Assicurazione, ma con quale effetto positivo  sull’intermediario? Nessuno, anzi, solo danni e maggiori rischi e maggiori costi.

E questo è quello che sta iniziando ad avvenire nella realtà quotidiana, dove troviamo Agenzie di assicurazione che quando si trovano a non avere prodotti adeguati dalla Compagnia di Assicurazione che intermediano, pur di non perdere dei clienti stabiliscono accordi di collaborazione con altri intermediari, anche se sanno che questo non migliorerà l’efficienza e la redditività dell’Agenzia. E nello stesso tempo troviamo troppe Compagnie di Assicurazioni che si preoccupano di una possibile diffusione del plurimandato, mentre in realtà l’unica cosa di cui dovrebbero preoccuparsi è di dare ai loro intermediari i migliori prodotti possibili e le migliori applicazioni di emissione, perché questa è la vera preoccupazione degli intermediari.

La conclusione di questo studio dimostra che chi nel Governo ha proposto gli articoli per favorire la concorrenza e la liberalizzazione nell’attività di intermediazione del settore assicurativo ne sa ben poco, se non probabilmente nulla.

Cosa servirebbe per aumentare la concorrenza

La realtà è che quello che servirebbe per aumentare la concorrenza e favorire la liberalizzazione viene proprio da una rilettura del mercato assicurativo e delle componenti dei processi dell’attività di intermediazione, ovvero quello che serve veramente è:

  1. dal Governo e dall’ IVASS: una completa rivisitazione della normativa di legge sull’intermediazione assicurativa finalizzata alla semplificazione di norme diventate troppo complesse e farraginose.
  2. dalle Compagnie di Assicurazione: un’innovazione e diversificazione nei prodotti (troppo uguali e poco creativi), nelle applicazioni di emissione dei contratti (che devono essere semplificate, rese più efficienti e facili nell’ utilizzo – ovvero procedure di emissione dei contratti a chilometri zero), una reingegnerizzazione dei processi assicurativi (ancora troppo fermi a prassi operative di lunga data ma poco rivisti in un contesto più ampio della relazione trilaterale tra Compagnia-intermediari-clienti), un’innovazione negli scambi di informazioni con gli intermediari (che devono prevedere flussi automatici digitalizzati di tutte le informazioni necessari agli intermediari) e una rivisitazione della logica con cui sono progettate le campagne e le attività di marketing (che rischiano di essere poco efficaci ed efficienti quando sono disegnate in base agli obiettivi della Compagnia senza considerare che chi le deve applicare sono gli intermediari)
  3. dagli Intermediari assicurativi: una reingegnerizzazione dei processi assicurativi di loro competenza (che sono ancora troppo concentrati alla gestione delle attività amministrative e che risentono di una mancanza strutturale di efficienza dei processi di comunicazione), un cambiamento radicale nella scelta di soluzioni applicative che devono integrare in un unico applicativo tutto quanto serve per innovare e aumentare l’efficienza e l’efficacia della gestione e il controllo delle attività commerciali, della gestione delle compagne di marketing (che risentono di una eccessiva manualità e di una scarsa automazione), della definizione del budget e del controllo dei risultati degli obiettivi commerciali (che vengono ancora svolte con una scarsa automazione e senza soluzioni adeguate a una gestione ottimale degli obiettivi della rete di vendita) e del controllo di gestione (un’ attività fondamentale per intermediari di medio/alto livello che sono oggi costretti a  farraginose e complesse attività per verificare l’effettiva redditività dei punti di vendita).

Al termine di questa indagine è stato curioso rilevare che chi può essere protagonista dell’ aumento della concorrenza sono proprio le scelte che faranno chi costituisce il mercato assicurativo, ovvero le scelte che faranno le Compagnie di Assicurazione per creare i presupposti per questa innovazione e  soprattutto il ruolo degli intermediari assicurativi rispetto alle Compagnie di Assicurazione intermediate e ai Services che li supportano nell’attività di intermediazione. Il cambiamento nel mercato assicurativo avverrà se aumenterà la consapevolezza da parte degli intermediari della differenza che c’è tra come stanno operando oggi e come potrebbero operare, e dalle conseguenti scelte che vorranno e decideranno di fare.

Le normative di legge hanno già creato i presupposti per favorire questa concorrenza (es. eliminazione tacito rinnovo, ecc.) e potranno fare ben poco nel futuro in un mercato cosi complesso per stimolarne la crescita della concorrenza, chi la potrà favorire è proprio chi la vorrebbe: le Compagnie e gli intermediari.

 

By Giovanni Roi