Se Obama scoprisse la verità sul decreto che il Governo Renzi vuole applicare alle BPM e alle Banche di Credito Cooperativo toglierebbe la fiducia degli U.S.A. all’Italia

Save the Banks

Affrontare il mercato delle banche per consentirgli di essere più competitivo e maggiormente in grado di supportare la crescita del Paese richiede una corretta visione di qual’è il contesto del settore bancario in Italia rispetto agli altri paesi Europei e del mondo (USA incluso) e quello che sta accadendo nel tentativo del Governo Renzi di applicare un decreto che modifica strutturalmente alcuni dei settori delle banche ( BPM di grandi dimensioni e Banche di Credito Cooperativo), conferma che il Governo Renzi non ha per nulla una visione corretta di questo settore, ma addirittura non ha valutato che questo provvedimento violerebbe i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.

Gli obiettivi del decreto del Governo sulle BPM e BCC

Il principio su cui il Governo si è basato per proporre il decreto è  sulla considerazione che  “ (dichiarazione di Renzi ) “…abbiamo troppi banchieri e facciamo poco credito” e per risolvere questo problema intende applicare riforme che operano in una ristrutturazione del sistema bancario che possa favorire la crescita della nostra economia trasformando le principali banche popolari in Spa  per renderle più forti. Inoltre l’intenzione del Governo è quella di modificare anche l’assetto organizzativo delle Banche di Credito Cooperativo soprattutto con un provvedimento che assegni le scelte strategiche  su come operare da parte delle Banche di Credito Cooperativo a una organizzazione nazionale rispetto alla responsabilità oggi assegnata alle Federazioni Regionali delle Banche di Credito Cooperativo. Ma da cosa nasce questa decisione? da un obiettivo corretto (migliorare il sistema bancario) ma da una conoscenza sbagliata e inesistente della situazione attuale del sistema bancario delle BPM e delle Banche di Credito Cooperativo.

I risultati negli anni 2011 e 2013 e il contesto normativo delle BPM e BCC

Per fare una scelta adeguata di riforme nel sistema bancario bisogna conoscere tre aspetti fondamentali:

  • quali sono stati i risultati del settore negli ultimi anni
  • qual’è il contesto e l’approccio al mercato delle BPM e BCC
  • cosa servirebbe realmente per rendere competitivo questo settore

Risultati del settore: in base ai risultati della Cgia di Mestre rispetto quanto dichiara il Governo i risultati in questo settore bancario sono letteralmente l’opposto. Dal 2011, inizio della stretta creditizia, al 2013 le Popolari hanno aumentato i prestiti del 15,4% mentre gli Istituti di credito sotto forma di SpA hanno diminuito i prestiti del    -4,9% e le banche estere del -3,1%.  Questo conferma che il punto iniziale da cui è partito il Governo Renzi è letteralmente sbagliato.

Contesto e approccio al mercato delle BPM e BCC : l’ audizione presentata al Senato alla Commissione Finanza e Tesoro dall’ Associazione Nazionale fra le Banche Popolari  presentata l’ 11 Marzo 2015 ha dimostrato che molte delle critiche Governo Renzi sulle BPM sono errate.  In una delle considerazioni fondamentali  dell’ Associazione Nazionale fra le Banche Popolari è stato dichiarato:

Posizione del Governo: le Banche Popolari avrebbero solo la forma, ma non la sostanza della cooperativa. La dimensione rilevante dell’impresa sarebbe inoltre incompatibile sia con la natura cooperativa sia con la funzione di banca localistica.

Risposta dell’ Associazione: Tale apodittica affermazione, ormai risalente e acriticamente reiterata nel tempo senza mai essere dimostrata, risulta non solo infondata, ma anche palesemente contraddetta sia dalla legislazione cooperativa tempo per tempo vigente nell’ordinamento nazionale e comunitario che dalle evidenze empiriche.

La Commissione europea, dopo una lunga e penetrante indagine, in sede di archiviazione della procedura d’infrazione sulla disciplina delle Banche Popolari italiane, ha espressamente dichiarato che:

  • tutte le Banche Popolari sono vere cooperative sia nella forma che nella sostanza, “de jure et de facto”;
  • la loro disciplina è pienamente compatibile con quella dell’Unione europea e con il Trattato UE;
  • le Banche Popolari sono la legittima espressione di quella particolare forma di libertà di impresa che consiste nella libertà di organizzare la società scegliendo liberamente fra i differenti modelli riconosciuti e previsti dall’ordinamento giuridico;
  • il modello della società cooperativa ha pari dignità di quello della società per azioni per l’esercizio dell’impresa bancaria;
  • tale modello, nella forma delle Banche Popolari, può essere senz’altro adottato anche in caso di dimensioni rilevanti e/o di quotazione sui mercati borsistici, non sussistendo alcuna incompatibilità tra il modello cooperativo e la complessità e rilevanza delle dimensioni né della quotazione delle azioni nei mercati regolamentati.

La dimensione, anche rilevante, di una società o la sua quotazione non risulta affatto incompatibile con la sua natura cooperativa: è infatti di tutta evidenza che in Europa operano banche cooperative presenti sui mercati internazionali e con attivi che superano ampiamente non solo gli 8 miliardi ma i 1.000 miliardi.

Un’ulteriore considerazione significativa dichiarata dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e che implica anche le Banche di Credito Cooperativo è quello relativo a

Un ulteriore considerazione significativa sull’inadeguatezza del decreto del Governo Renzi è quello dichiarato nel documento presentato dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari in cui dichiara “1) La subordinazione della possibilità dell’esercizio dell’attività bancaria in forma cooperativa di “Banca Popolare” al rispetto di una determinata soglia dimensionale, desta molte perplessità sotto il profilo della sua legittimità costituzionale: ciò avuta presente la libertà d’impresa economica di cui all’art. 41 Costituzione che si concretizza anche nella possibilità di organizzarsi secondo un modello economico, quello cooperativo, tutelato e promosso dalla Costituzione ai sensi dell’ art. 45.

Viene inoltre in rilievo una violazione dell’art. 3 della Costituzione, data l’evidente disparità di trattamento delle Banche Popolari cooperative rispetto a tutte le altre società cooperative – si pensi ad esempio alle grandi cooperative di consumo — alle quali — e giustamente – non è richiesto alcun contenimento dell’attivo per essere cooperative.

Se, dunque, la Costituzione, con norma precettiva, prescrive la promozione e favorisce l’incremento della cooperazione in ragione della sua funzione sociale e ciò anche in campo bancario, come è stato autorevolmente rilevato (Mirabelli) certamente essa “non consente che si imponga un limite, sia esso riferito all’ambito delle attività nelle quali la cooperazione può operare, sia che venga rapportato alla dimensione che la coopera­zione può assumere”.

L’analisi approfondita della documentazione presentata al Senato dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari dimostra che le motivazione del Governo non hanno alcun fondamento.

Contesto nel mercato delle Banche di Credito Cooperativo: se andiamo ad analizzare il contesto operativo e organizzativo con cui operano le Banche di Credito Cooperativo scopriamo che rispetto ad altre banche operano con :

  1. Un modello organizzativo e una attenzione al territorio che è basato sull’ Art. 2  della Costituzione della Repubblica Italiana che definisce: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale “. Ovvero ogni Banca di Credito Cooperativo opera con una mutualità e con una attenzione e sussistenza alla clientela e ai soci territoriali prevalente come principio agli obblighi delle banche SPA, con un’operatività che ha come prima finalità quella di dare come prevalenza il diritto alla solidarietà  rispetto a qualunque ulteriore norma di legge e questo vale sia per l’orientamento nel territorio delle Banche di Credito Cooperativo ma anche nel modello organizzativo che devono adottare per  rispettare questi principi di mutualità e solidarietà.
  2. Un modello organizzativo basato sulle Federazioni delle Banche di Credito Regionali: che hanno il dovere di fornire adeguati supporti ad ogni Banca di Credito Cooperativo che opera nel territorio in base alle esigenze specifiche di ogni singola banca e alle caratteristiche  e specificità territoriale di ogni Regione. Queste peculiarità  consente ad ogni singola Banca di avere una dovuta attenzione da parte delle Federazioni delle BCC Regionali su quelle specifiche caratteristiche del territorio in cui operano e della mutualità che contraddistingue il loro assetto sociale.

Ma quello che è incredibile è che il Governo Renzi,  con una conoscenza inesistente del settore delle Banche di Credito Cooperativo,  vuole applicare delle riforme a questo settore che non porteranno dei vantaggi, ma influiranno in modo significativo sulla corretta operatività delle BCC. Se andiamo ad analizzare nel seguente schema quali sono gli effetti su questo settore dei provvedimenti che il Governo Renzi vuole applicare, appare evidente che la proposta del Governo non aiuta le Banche a migliorare la loro operatività e capacità a finanziare il mercato,ma  agisce letteralmente all’opposto violando gli articoli della Costituzione della Repubblica Italiana.

Il principio costituzionale fondamentale per ogni provvedimento del Governo sull’assetto organizzativo e sulle modifiche ai modelli operativi adottati è che le norme della costituzione (Art.2, 3, 41, 45) non possono essere violate e questo è quello che in realtà il Governo Renzi vuole eseguire.

Contesto operativo BCC

Cosa servirebbe per rendere ancora più efficace e competitivo il settore delle BPM e BCC

Affrontare il settore delle BPM e  delle BCC e anche, oltretutto, l’intero settore delle banche in Italia e in Europa richiede prima di tutto una visione adeguata e corretta di cosa è accaduto negli ultimi 10 anni nell’economia in Italia.

Ignorare questa visione significa non capire come mai, nonostante il Governatore delle BCE Draghi continui ad aumentare la capacità di credito del settore bancario e il Governo abbia applicato una serie di riforme, l’economia non è ripartita, le imprese PMI che hanno chiuso attività sono sempre state più di quelle di nuova generazione , il PIL non cresce e il credito non aumenta.

Gli elementi che servono per rendere più efficace ed efficiente la capacità di credito delle banche sono:

  1. Un ridisegno del modello dell’economia e delle responsabilità da assegnare alle autorità locali (Comuni, Regionali e del Governo ) e a tutti gli enti / organizzazioni / imprese / banche  coinvolti nella crescita del Paese :(vedi il progetto Il Riscatto della Fenice  : http://wp.me/plwtn-6w ). Se non si comprende perché le imprese chiudono e cosa serve per farle ripartire, come si può distribuire il credito? A chi?
  2. Ridefinire i criteri per i controlli delle banche e per la valutazione del potenziale de clienti e delle imprese da parte delle banche:  il problema non è quello delle norme della banca D’Italia, serve più semplicità, più adeguatezza, regole più efficaci per valutare cosa serve alle imprese senza continuare a seguire regole talmente vecchie da essere inutili.
  3. Delineare le linee guida da parte della Banca D’Italia per una maggiore efficienza  e per una semplificazione dei processi bancari: se andiamo anche solo a valutare la complessità di un mutuo o di un finanziamento da parte di un cliente troviamo una complessità assurda ( es. parecchie decine di firme, di pagine di documenti, documenti complessi per analizzare il profilo delle imprese,ecc.). Tecnicamente è come se fossimo ancora all’età della pietra, ma siamo vicini al mondo digitale e alla semplificazione e questo è il punto di partenza.

Il Governo Renzi non ha ancora capito che quello che serve al settore bancario non sono banche più grandi, ma banche aiutate ad operare in modo migliore e quello che serve sono i tre nuovi principi.

Se Obama scoprisse la verità sul decreto che il Governo Renzi vuole applicare alle BPM e alle Banche di Credito Cooperativo toglierebbe la fiducia degli U.S.A. all’Italia

L’Italia sta passando momenti talmente difficili che sono anacronistici se si riflette sul potenziale reale “nascosto” dell’economia e della crescita del Paese e quello che il Governo Renzi vuole applicare al settore delle banche BPM e BCC dimostra proprio questa inadeguatezza, non abbiamo un Governo competente, sembra che operino dei “ragazzini” che sparano in alto tante di quelle idee che dimostrano solo due fattori: mancanza di visione reale dello scenario del Paese e della capacità a proporre interventi adeguati. E se mancano queste competenze il risultato delle azioni del Governo è devastante.

Questo il motivo per cui se Obama scoprisse la verità sul decreto che il Governo Renzi vuole applicare alle BPM e alle Banche di Credito Cooperativo, non lo ringrazierebbe per la scelta applicata,  ma toglierebbe la fiducia degli U.S.A. all’Italia.

Per Governare un Paese bisogna essere competenti e coerenti, altrimenti è meglio girarsi e cambiare mestiere.

By Giovanni Roi