La chimera delle liberalizzazioni e il coraggio di scegliere cio che serve allo sviluppo del Paese. Governo Monti, SVEGLIATI!!

Ogni saggio economista sa bene che lo sviluppo dell’economia e la crescita del benessere di ogni paese dipendono fondamentalmente da due fattori:

  • dalla crescita del mercato interno ( che determina l’aumento della quota del Prodotto Interno Lordo che dipende dal mercato interno)
  • dalla crescita delle esportazioni

La crescita del mercato interno è determinata fondamentalmente da:

  • gli investimenti nello sviluppo di opere pubbliche
  • gli investimento delle imprese private
  • l’aumento della capacità di acquisto dei cittadini.

Di questi tre fattori quello che maggiormente contribuisce alla crescita del paese è l’aumento della capacità di acquisto dei cittadini, perchè  l’aumento della spesa si traduce in aumento della domanda e in più lavoro per le imprese che producono per il mercato interno. Ma se analizziamo questi tre fattori nel contesto dell’economia italiana del 2012 ci rendiamo conto, come già è accaduto nel 2010 e nel 2011, che la decrescita economica, l’aumento delle imposte a carico soprattutto dei lavoratori dipendenti e autonomi e l’aumento della disoccupazione, hanno diminuito drasticamente la capacità di spesa  degli italiani e la diminuzione degli acquisti si è tradotta in una diminuzione della crescita del paese. In economia le regole, nella loro complessità, sono in realtà molto semplici: meno soldi entrano e meno ne escono.

In questo scenario quello che è curioso che un Governo che dovrebbe essere composto da esperti e soprattutto da economisti, nel definire gli strumenti per lo sviluppo del paese si preoccupano soprattutto delle liberalizzazioni.

Ma il problema è che le liberalizzazioni (delle farmacie, dei taxi, ecc.)  sono una strategia economica per aumentare la competitività del mercato in uno scenario dove il mercato tende a crescere, perchè allora si che chi spende, cerca di ottenere il migliore vantaggio dal proprio investimento, ma in uno scenario come quello italiano di inizio 2012, dove la capacità di spesa degli italiani  e il mercato interno, hanno sempre meno soldi da spendere, a cosa servono le liberalizzazioni? Praticamente a nulla, perchè gli effetti sulla crescita del mercato interno delle liberalizzazioni sono irrisori rispetto alle necessità del mercato.

Per far crescere il mercato interno quello che ci vuole sono più soldi, più soldi a:

  • i cittadini con un reddito medio – basso
  • più soldi ai Comuni e alle Regioni
  • più soldi per lo Stato per finanziare le opere pubbliche

Ma come si fa a dare più soldi se l’economia non cresce?

 In un paese come l’Italia dove la piaga dell’economia è l’evasione fiscale che erode 150 Miliardi di Euro all’anno ( vedi il mio precedente blog ), l’unico modo è quello di combattere l’evasione fiscale e di farlo non con manovre spot o interventi una tantum, quello che serve è una completa revisione del sistema fiscale e un modello di intervento sugli evasori che sia realmente efficace.

Se si ridanno più soldi ai cittadini, se si ridà alla popolazione la possibilità di aumentare le spese allora il mercato interno potrà riprendere, le imprese potranno assumere più persone e il Prodotto Interno Lordo crescerà e anche i Comuni, le regioni e lo Stato avranno più soldi per aumentare gli investimenti nelle opere pubbliche.

Ma la chiave di volta è solo quella: combattere l’evasione.

Le altre manovre che il Governo si prepara ad emanare ( liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzione delle spese della pubblica amministrazione e dello stato,ecc.) non sono altro che il corollario di un sistema che deve essere fatto ripartire, ma non sono certamente gli assi portanti della crescita.

Il secondo problema, quello dell’aumento delle esportazioni, riflette l’incapacità di innovazione, di trasformazione e di cambiamento delle industrie italiane. E’ vero che a livello mondiale c’è una crisi economica, ma è altrettanto vero che i paesi traino del’economia mondiale ( es. Cina, India) hanno un tasso di crescita e una capacità di investimento impressionante che attende solamente di avere offerte competitive da imprese  in grado di rispondere alle loro esigenze.

Per far crescere le esportazioni occorre rendersi conto che sono mutate le regole e le richieste dei paesi in via di sviluppo e per rispondere a queste esigenze occorre innovare le proprie imprese, trasformare la propria produzione nei settori traino dell’economia, aumentare la competitività dei prodotti delle imprese.

Ma è proprio su questo piano che le imprese medio-piccole non sono in grado di innovarsi e hanno bisogno di una guida e di qualcuno che le aiuti a rendersi conto di perchè e di come devono innovare. Ed è proprio su questo piano che si gioca il ruolo dello Stato , delle Parti Sociali ( Confindustria, Sindacati, ecc.), delle Regioni e dei Comuni.

Se le imprese non sanno innovare ci vuole qualcuno che ha la visibilità del mercato, delle nuove esigenze delle economie in crescita e che le aiuti a fare questa trasformazione. Gli strumenti per questo possono essere molti ( es. gli Innovation Hub proposti nel mio blog) ma quello che è essenziale è che siano integrati in un piano che deve condurre il paese a investire la dove può crescere.

Ed ecco che proprio a supporto di una ben definita strategia di crescita delle esportazioni che ha senso realizzare nuove regole tra le parti sociali, le imprese e lo Stato per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e ridurre i costi per la creazione e la gestione delle imprese. Realizzare nuove regole di flessibilità del mercato del lavoro in funzione del nulla non serve a niente, ci vuole un obiettivo, una strategia di crescita ben visibile e condivisa, allora si che ha senso mutare le regole del mercato del lavoro.

L’Italia per crescere, per trovare nuovo slancio all’economia, per far diminuire la disoccupazione e aumentare il benessere del paese non ha bisogno di “contabili” che ogni mese, dopo aver fatto i conti del bilancio, preparino la lista delle spese e la rifilino al paese come “una !manovrina per favorire la crescita”.

L’ Italia per crescere ha bisogno di un Governo coraggioso, deciso e determinato nelle scelte, ma purtroppo sembra proprio che il Governo Monti e tutti i suoi ministri, diano più la sensazione di essere dei ragionieri preoccupati di far quadrare i conti senza alcuna capacità di dare una vera svolta al paese.

Per cambiare il paese, per ridare fiducia all’economia, per restituire i soldi all’italiani, per creare un paese più equo ci vogliono CORAGGIO, DETERMINAZIONE E VISIONE, tre cose che il Primo Ministro Monti e il suo governo non sanno neppure cosa siano.

Ci sarà forse un momento in cui si SVEGLIERANNO?

By Giovanni Roi