ESCLUSIVA, ECCO LA SOLUZIONE CHE RISOLVE COMPLETAMENTE GLI INCENDI BOSCHIVI IN ITALIA, IN USA E NEL MONDO

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Quello che è accaduto negli incendi boschivi nell’ultimo anno 2017 e che sta ancora accadendo in molti Paesi del Mondo, dall’ Italia, alla Spagna, Portogallo, altri Paesi d’ Europa e negli Stati Uniti, ha generato una devastazione nei Paesi degli incendi senza precedenti con effetti che richiederanno molti anni per i Paesi con maggiori devastazioni per ricostruire il territorio boschivo e sulle imprese, Città e abitazioni distrutte. Questa incalcolabile devastazione ha indicato in modo inequivocabile che l’attenzione di tutti questi Paesi e soprattutto dall’ Italia, USA e dalla Comunità Europea negli ultimi 10 anni sull’effetto degli incendi boschivi nei loro Paesi non è stato per nulla adeguato.

In Portogallo, il primo ministro Antonio Costa, ha dichiarato “lo stato di catastrofe” e ha avvertito che non ci sono Vigili del fuoco sufficienti per rispondere a tutti gli incendi attivi in Portogallo, dove tra gennaio e fine settembre  del 2017 sono già 216.000 gli ettari di terreno andati in cenere, di cui 23 mila da inizio ottobre.

In Spagna almeno sono iniziati nel 2017 numerosi incendi che stanno devastando la regione della Galizia, nel nord della Spagna, alimentati dei forti venti provocati dal passaggio dell’uragano Ophelia con 4 morti e 105 incendi in Corso.

Negli Stati Uniti una catastrofe immane è quella che ha colpito la California: 65.000 ettari  ( 65×65 km2) andati in fumo, 40 vittime ma il numero dei morti è destinato a salire di molto visto con 670 persone che risultano disperse. La situazione della California  “è di tale gravità e ampiezza che una risposta efficace è oltre le capacità dello Stato e dei governi locali colpiti”, ha ammesso Il governatore democratico Jerry Brown , invocando l’assistenza da Washington. Il presidente Trump lo ha chiamato al telefono per garantirgli gli aiuti richiesti in questa “terribile tragedia” e Brown ha apprezzato la sua risposta rapida. Mai come ora il fuoco aveva danneggiato in modo così devastante le due contee vinicole, che con i loro 100 mila acri di viti ed oltre 650 case vinicole producono circa il 13% di tutto il vino californiano ma ben di più se si guarda solo alle bottiglie di qualità. Un’industria che genera ogni anno più di 55 miliardi di dollari in California. I danni quindi potrebbero essere ingenti, soprattutto se i roghi dovessero continuare nei prossimi giorni. Senza contare l’indotto legato al turismo, trainato spesso da visite e degustazioni alle cantine locali. Ma negli ultimi anni il numero dei roghi sta aumentando, anche in altri stati dell’ovest, dove sono bruciati complessivamente oltre 8 milioni di acri, rilanciando gli interrogativi sul cambiamento climatico e nello stesso tempo anche sulle capacità di prevenire e gestire calamità naturali ormai annunciate.

Secondo Legambiente, in Italia dalla metà di giugno del 2017 al 18 luglio 2017 sono bruciati 26 mila ettari di bosco, cioè tanti quanti in tutto il 2016. Nello stesso periodo ci sono state 430 richieste di intervento degli aerei antincendio, cioè un terzo in più del 2007, considerato fino ad ora l’anno peggiore per gli incendi in Italia (quell’anno bruciarono centomila ettari di boschi). Soltanto lunedì 17 luglio, i vigili del fuoco hanno effettuato 1.030 interventi diversi per incendi della vegetazione.

L’ EFFETTO DEGLI INCENDI BOSCHIVI

I dati pubblicati quest’ anno dagli effetti degli incendi boschivi dimostrano una molto seria deterrente sulla qualità del clima e sugli effetti dannosi che avvengono nei Paesi.

Le condizioni che influenzano sia I ‘inizio che la prima propagazione dell’incendio, sono principalmente rappresentate:

  • dalla quantità d’acqua che si trova nei tessuti delle piante, che può variare dal 2 al 200% nei tessuti morti, in dipendenza delle condizioni atmosferiche ed in particolar modo dell’umidità relativa dell’aria;
  • dal vento, che oltre a favorire L’afflusso dell’ossigeno, quale comburente, determina L’avanzamento della linea del fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d’inizio e di continuazione del fuoco;
  • dalla quantità, dimensioni, disposizioni dei materiali combustibili, i quali, se sottili e non pressati, offrono maggiore superficie esterna all’ossigeno comburente;

e queste sono le componenti nelle quali sono state evidenziati gli effetti dannosi degli incendi in tutti i Paesi.

Come è stato pubblicato in questo sito ( link da consultare: http://www.quotidianolegale.it/incendi-boschivi-analisi-soluzioni/ ) , è stato evidenziato che si prevedono, anche quest’anno in Italia e anche negli altri Paesi, danni economici elevatissimi – boschivi oltre il danno ambientale. Il conto (come ogni stagione) è presto fatto su queste componenti:

  • Spese dirette all’avvistamento e spegnimento degli incendi, calcolando gli oneri di gestione dell’intera flotta aerea, delle spese sostenute dal Corpo Forestale , dai Vigili del Fuoco, dalla Protezione Civile, dalle Regioni e in alcuni sporadici casi dai Comuni;
  • Spese indirette derivanti dal danno ecologico e dal dissesto idrogeologico determinato dalla scomparsa di aree boschive, ad esempio, spese strettamente collegate a frane, smottamenti, alluvioni;
  • Spese per ripristinare i boschi percorsi dal fuoco oltre l’immediato danno che si avrà per la instabilità del clima delle zone interessate;
  • Perdita di alcuni servizi, economicamente rilevanti, quali: produzione silvo-colturale (legno, frutti di bosco, funghi ecc.), produzione ricreativa, produzione turistica;
    Perdite in beni economicamente apprezzabili, quali: fauna, flora, edifici o altri beni ad uso umano danneggiati o distrutti dalle fiamme;
  • Spesso in questo elenco si deve, purtroppo, aggiungere l’inestimabile valore delle perdite in vite umane;
  • Mutamento climatico.

In conclusione delle breve analisi, si deve sempre tenere a mente che, il patrimonio di diversità biologica che va distrutto negli incendi è immenso. La rigenerazione di un manto vegetale dopo un incendio può iniziare rapidamente e il tempo per rivedere una prima crescita di alberi può essere anche solo di una decina di anni per gli alberi piccoli, mentre per gli alberi secolari di molti anni ci vorranno non meno di 30 anni per rgenerarli. Ma per la rigenerazione fino ad uno stadio prossimo alla maturità di un bosco misto di latifoglie (come quelli di cui ogni anno perdiamo in Italia molte centinaia di ettari a causa degli incendi), occorrono anche 200 anni.

Con un incendio non si distruggono soltanto singole nicchie ecologiche ma vengono persi spesso irreparabilmente interi ecosistemi. Quando le foreste sono ridotte a frammenti sparsi, come lungo le coste del Mediterraneo che hanno subito l’impatto maggiore dello sviluppo, quelle portate via dagli incendi possono essere localmente una parte consistente o la totalità della superficie forestale residua; in questi casi gli incendi significano la distruzione di interi ecosistemi, la scomparsa di specie in via di estinzione, l’esposizione del suolo all’erosione, difficoltà nella ricolonizzazione.

Ma la realtà dell’ambiguità è che di fronte a effetti disastrosi che ci sono accaduti e che ci saranno in tutti i Paesi per gli incendi boscosi accaduti,  di fatto c’erano grandi opportunità per consentire che:

  • gli incendi non fossero attivati
  • gli incendi potevano essere bloccati e ridotti al 90% nel momento in cui fossero attivati nuove tecnologie e strategie di intervento

ITALIA, INCENDI GENERATI DA MAFIOSI E DA PERSONE IRRISPETTOSE DELL’AMBIENTE CHE POTEVANO ESSERE LIMITATI DRASTICAMENTE

In Italia negli ultimi due anno 2016 e 2017 c’è stato un incremento orribilmente significativo degli incendi boschivi che sono raddoppiati gli incendi estivi: oltre 97 mila rispetto ai 50 mila nel 2016 ed è triplicata la superficie incenerita dall’inizio dell’anno, oltre 140 mila ettari. Ma è stato significativo individuare l’aumento la superficie media incenerita (da 3,8 a 5,2 mila) a causa dei 706 incendi del 2007 e alle annate terribili 1997,1998, 2007 e 2012 ( link con le informazioni : http://www.lumsanews.it/incendi-rapporto-sul-business-delle-mafie)

Nel decennio passato in Italia si sono perduti, per detta causa, più di 500 mila ettari di bosco, ne I ‘azione di rimboschimento e di ricostituzione boschiva sono riusciti a rimediare alle recenti devastazioni.

Da quanto è emerso negli ultimi 20 anni in Italia è stato evidente rilevare che molti ambientalisti iniziarono a denunciare apertamente che: da una parte, si ricercano le cause dei devastanti incendi boschivi che, puntualmente e implacabilmente ogni anno, continuano a colpire l’Italia, e in particolare alcune Regioni. E dalle analisi effettuate è emerso illecitamente che c’è una vera e propria industria “illecita” che trae profitto dagli incendi (mafia, ‘ndrangheta, camorra, speculatore edilizi, allevatori, lavoratori forestali, piromani, noleggiatori di aerei antincendio, elicotteri ecc.) e proprio da queste industrie “illecite” vengono creati una buona parte degli incendi boscosi.

Analizzando le componenti che hanno influenzato significativamente su questi incendi, è emerso che per la maggiore parte non è accaduto da un effetto del clima, ma soprattutto dalle azioni di mafiosi e di persone irrispettose delle Regioni che l’hanno attivato con la prospettiva di avere ulteriori lavori di ricostruzione e ripristino ne tempo.

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Se vedete dai dati pubblicati è stato impressionante di aver individuato che ci sono state:

  • 55 le persone arrestate in flagranza
  • 500% la crescita dei fermi rispetto al 2016
  • 697 le persone denunciate

Ma di fronte a questa drammatica situazione accaduta in Italia, quale è l’applicazione normativa applicata dal Giudice in Italia per chi interviene in questi disastri ambientali?

  • C’è una grande difficoltà sulle normative di legge da applicare le norme sulla cagione dolorosa di un incendio su boschi, selve e foreste e vivai forestali: secondo Legambiente nel 2016 in tutta Italia ci sono stati 4.635 incendi, ma solo 322 persone denunciate e 14 arrestate per lo stesso reato. Come si spiega quest’incredibile sproporzione tra peccati e peccatori? «A differenza di una rapina in banca, nei boschi la scena del crimine è sempre immensa e difficilissima da analizzare» spiega il colonnello Di Fonzo. Bisogna lavorare di intelligence, raccogliere le rare voci che circolano nei paesi, monitorare le vie d’accesso ai boschi e sperare che tra gli undici milioni di ettari di foreste che ricoprono la penisola, l’incendiario scelga di dare fuoco proprio al cespuglio inquadrato dalla fototrappola del Corpo forestale ( link per dettagli : http://www.repubblica.it/venerdi/articoli/2017/07/11/news/piromani_fuoco-170512008/)
  • Secondo Legambiente, il 60 per cento degli incendi è causato volontariamente. Il 40 per cento degli incendi italiani sono colposi: c’è chi brucia sfalci e perde il controllo delle fiamme, chi griglia salsicce e finisce per arrostire alberi interi. Del restante 60 per cento una minima parte è ascrivibile a patologia psichica, il grosso a un incredibile mix di astio personale, liti di vicinato, puro teppismo o deliranti pratiche agricole o venatorie.( link per dettagli : http://www.repubblica.it/venerdi/articoli/2017/07/11/news/piromani_fuoco-170512008/)
  • C’è una inadeguatezza degli anni di reclusioni per le persone che producono gli incendi: ai sensi dell’art. 423 bis c.p., così come introdotto dall’art. 11, c.1, della l. n.  353/2000, chiunque cagiona dolosamente un incendio su boschi, selve e foreste o vivai forestali destinati al rimboschimento, propri od altrui è punito con la  19 reclusione da 4 a 10 anni. Se l’incendio boschivo è invece cagionato per colpa la  pena prevista è la reclusione da 1 a 5 anni . È inoltre prevista la reclusione da 6 a 15 anni se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.

Ma l’assurdità di queste informazioni dimostra:

  • una inadeguatezza delle modalità degli interventi dei Giudici, della Polizia e dei Carabinieri con cui analizzare, identificare e delineare le condizioni per applicare  l’azione dolorosa delle persone sugli incendi
  • una inefficienza del Governo e anche delle Regioni e dei Comuni nelle normative con cui operare e intervenire per l’identificazione delle cause degli incendi e le attività da svolgere per la prevenzione e per l’antincendio
  • una normativa di legge inadeguata: come è possibile che si sia una forte limitato arresto dei denunciati in queste azioni svolte e che vengano attivate reclusioni al massimo di 15 anni, quando la distruzione di alberi in grandi foreste richiedono come minimo da 10 a 30 anni fino a 200 anni per essere ricostruiti?

INTERVENTI PER LA LOTTA E PREVENZIONE DELL’ INCENDIO

La lotta antincendio comportano una serie di interventi che devono essere revisionati da tutti i Paesi per consentire che gli incendi boscosi non accadano e vengano bloccati nella parte di attivazione iniziale. Le tre componenti in questa area (link per accesso ai dettagli : http://www.comunevitulano.it/avvvpc/pages/studio.htm) sono:

  • PREVENZIONE DEGLI INCENDI : la prevenzione comprende:– Qualsiasi strategia di prevenzione e lotta al fuoco, per quanto valida nei suoi principi ispiratori, è destinata a fallire se non sostenuta dalla partecipazione della gente, sia in termini di convincimenti che di azioni materiali.

    – La necessità di indicare alcuni orientamenti volti ad integrare il piano organizzativo antincendio, soprattutto quando lo studio delle cause del fenomeno induce a ritenere che il comportamento dell’uomo, doloso o colposo che sia (83,5%), è all’origine del diffondersi degli incendi boschivi e della distruzione dei delicati equilibri ambientali.

  • MONITORAGGIO DEGLI INCENDI: gli impianti di monitoraggio attualmente attivati non sono adeguati alle reali necessità di intervenire tempestivamente per bloccare gli incendi. Attualmente sono applicate alcuni interventi:– Gli impianti di teleavvistamento realizzati dallo Stato, dalle Regioni o dalle Amministrazioni locali, che sono in continuo sviluppo e un impianto di telecontrollo forestale operante nel Parco Nazionale del Circeo, realizzato dalla Faenzi Giancarlo & C. di Grosseto. Si tratta di un sistema ottico articolato in postazioni periferiche e in una sala operativa di comando e controllo che garantisce un servizio continuo nelle 24 ore. Un sistema automatico di telerilevameto dei focolai di incendio operante nell’infrarosso e nel visibile, denominato B.S.D.S. e realizzato dalla Teletron di Cagliari.

    – A Vallo della Lucania, in Campania, è stato sperimentato nello stesso anno il sistema con il sensore SRI-10 della Selenia per l’avvistamento e la gestione degli incendi boschivi. I sistemi organici di monitoraggio elettronico e I punti di avvistamento comprendono un sensore all’infrarosso, una unita’ di telerilevamento, una stazione automatica per la rilevazione dei dati meteorologici.

  • INTERVENTI PER LA LOTTA ANTINCENDIO: gli interventi su cui intervengono per lottare contro gli incendi comprendono:– Interventi da parte di tutte le organizzazioni a cui è assegnato di lottare sugli incendi boscosi: dei carabinieri forestali, vigili del fuoco, protezione civile, polizia e volontari utilizzando le strutture locali utilizzabili contro gli incendi ( veicoli, ecc.).

    – Interventi con aerei per la lotta antincendio : con elicotteri e aerei.

TECNICHE DI AEREI CON LOTTA ANTINCENDIO

Gli aerei con lotta antincendio progettati e realizzati da tutti i Paesi comprendevano due modalità:

  • Elicotteri antincendio
  • Aerei antincendio

ELICOTTERI: Gli elicotteri utilizzati per la lotta antincendio possono essere dotati sia di serbatoi interni che di benne sospese al gancio baricentrico. Le benne (buckets in inglese) vengono normalmente riempite immergendole in laghi, fiumi o vasche portatili, mentre i serbatoi imbarcati devono essere riempiti a terra, dopo che il velivolo è atterrato. Unica eccezione alla regola è data dall’Erickson S-64 Aircrane e dal Bell 204 in allestimento antincendio, che dotati di lunghi snorkel possono pompare l’acqua dalla superficie del lago o fiume e riempire così la cisterna della quale sono dotati senza dovere atterrare. La quantità di acqua lanciabile sugli incendi è molto meno di quella utilizzabile dagli aerei.

AEREI: Gli aerei antincendio, o airtanker, o water bomber, sono normalmente velivoli ad ala fissa dotati di grandi serbatoi che possono essere riempiti a terra dopo che il velivolo è atterrato. Velivoli con capacità anfibie, quali i Canadair CL-415 possono invece posarsi direttamente sulla superficie del mare o dei laghi e riempire i propri serbatoi senza l’ausilio di altre apparecchiature.

Tra i velivoli divenuti famosi nel ruolo antincendio di cisterne aeree di dimensione media furono invece spesso utilizzati dei Grumman S-2 Tracker, che rimotorizzati con motori a turbina al posto dei vecchi motori a pistoni vennero utilizzati per molti anni negli Stati Uniti dal California Department of Forestry & Fire Protection, mentre velivoli quali il Douglas DC-4, il Douglas DC-7, il Lockheed C-130 Hercules, il P-2V Neptune o il P-3 Orion furono impiegati nel ruolo di aereo antincendio di grandi dimensioni. Attualmente i velivoli più grandi utilizzati nel ruolo antincendio sono due Martin Mars flying boats utilizzati nella British Columbia capaci di caricare 27.000 litri (7.200 U.S. gal) di liquido e un McDonnell Douglas DC-10 capace di caricare 45.000 litri (12.000 U.S. gal) di liquido. In Russia il ministero per le emergenze russo utilizza due Ilyushin Il-76 modificati, che hanno una capacità massima ipotetica di 56.000 litri (15.000 U.S. gal). Nel frattempo la Evergreen International Aviation sta sviluppando una versione modificata di un B-747 nota con il nome di Evergreen Supertanker, che dovrebbe avere una capacità di carico che si aggirerebbe intorno ai 94.850 litri (24.000 U.S. gal). Tra i velivoli che divennero famosi nel ruolo di velivoli antincendio va sicuramente anche citato l’idrovolante Consolidated PBY Catalina, che simile al suo predecessore utilizzato durante la Seconda guerra mondiale, fu uno dei velivoli più utilizzati in questo ruolo. Non meno famosi sono anche il Canadair CL-215 Scooper ed il Bombardier CL-415 SuperScooper, che invece furono appositamente progettati come velivoli antincendio. Un altro velivolo forse meno famoso, ma certamente dalle grandi potenzialità che fu utilizzato anche in Italia è il Beriev Be-200, che con i suoi 12.000 litri può vantare una capacità di tutto rispetto (link a cui accedere a queste informazioni : https://it.wikipedia.org/wiki/Lotta_aerea_antincendio).

Le caratteristiche di questi aerei antincendio hanno attivato due differenti tecniche:

  • caricamento automatico dell’acqua  con velivolo in grado di risucchiare dall’acqua mente volano vicino al mare o  laghetti
  • caricamento manuale dei serbatoi  quando l’aereo è a terra, tramite un idrante o una cisterna
  • dimensioni dell’acqua caricabile sull’aereo da 6.137 – 12.000 ( aerei medi con caricamento automatico di acqua) e da 27.000 – 94.850 litri ( aerei grandi con caricamento manuale dei serbatoi)

Queste tipologie di aerei antincendio hanno sicuramente avuto una evoluzione nel tempo per cercare di aumentare la capacità di intervento sugli incendi, ma in realtà nella progettazione di questi aerei non sono state considerate altre componenti tecniche che possono migliorare significativamente la risoluzione degli incendi. Questi aerei antincendio non sono in grado di affrontare e risolvere definitivamente gli incendi boscosi e questo è il motivo per cui è necessario innovarli. La capacità di risoluzione di incendi molto estesi e di intervenire con differenti modalità in base al contesto degli incendi, su questi aerei non c’è, agiscono in modalità molto limitata del 30 – 40% di quanto è possibile per risolvere gli incendi di grandi dimensioni.

FASE 1: LA PRIMA SOLUZIONE PER RIDURRE IL RISCHIO DI INTERVENTI ILLECITI DELLE PERSONE CHE PRODUCONO GLI INCENDI BOSCOSI

Il problema serio che c’è in Italia è che le normative di legge da applicare sulla cagione dolorosa di un incendio su i boschi è talmente inadeguata che spinge tutte le persone e imprese che hanno l’interesse a produrre gli incendi, a farli tranquillamente, perché le punizioni di reclusioni sono di un numero di anni molto limitati ( da 4 a 15 anni) e con modalità di applicazioni delle punizioni talmente complesse da avere reso praticamente impossibile una punizione adeguata sui colposi degli incendi.

Se la tecnica di punizione e gli anni di punizione sono inadeguati cosa fanno gli incendiari? Continuano a creare incendi boscosi!

La prima  modalità da attuare per consentire di ridurre i rischi di interventi dolosi e colposi sugli incendi boscosi dei cittadini e delle imprese è quella di modificare completamente le normative di legge al fine che gli anni di reclusioni per le persone che producono gli incendi siano di :

  • 30 anni di carcere a tutte le persone che generano incendi boscosi dolosi intenzionali con l’intento di aumentare il danno nella Regione o con l’obiettivo di attivare nuovi lavori di riparazione e ricostruzione o di danneggiamento voluto nel territorio
  • 5 anni di carcere alle persone che hanno identificato un soggetto che ha generato gli incendi boscosi senza dichiararli ai carabinieri e alla polizia

Le cause più evidenti che sono state rilevate nel territorio è stato in molti casi proprio nelle motivazioni indicate dalla nuova proposta del carcere, perché in realtà troppe imprese e persone intendono attivare questi incendi boscosi proprio per aumentare le attività economiche delle proprie e collegate imprese e per fare crescere le attività di lavoro per ogni Regione.

Se il Governo Italiano e anche qualunque altro Paese del Mondo interviene per rendere consapevole ogni cittadino delle conseguenze gravose che avranno per le azioni dannose colpose degli incendi boscosi, questa decisione porterà seriamente tutti i cittadini ad evitare questi errori, con l’impatto di una riduzione significativa di questi incendi in ogni Paese.

FASE 2: TRASFORMARE LA PREVENZIONE E IL MONITORAGGIO NELLA TECNICA DI MONITORAGGIO SATELLITARE CON CUI RIDURRE IL RISCHIO DEGLI INCENDI BOSCOSI

Quest’anno sono stati molto criticati il governo, le singole Regioni e gli altri enti che hanno organizzato procedure di prevenzione e di intervento per spegnere le fiamme. Sette regioni, Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria, non dispongono né di aerei né di elicotteri per combattere gli incendi. Inoltre, come scrive la Stampa in un lungo e documentato articolo:

“Vigili del Fuoco denunciano perduranti carenze di uomini e mezzi. Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, passato ai Carabinieri, ha creato problemi gravissimi: come nel caso delle Province, oggi molti rimpiangono un organismo che non era molto efficiente, ma che un suo ruolo lo svolgeva. La pressione sulle strutture della Protezione Civile è quasi insostenibile: gestisce una flotta aerea di Canadair ed elicotteri di discrete dimensioni, ma non può certo fronteggiare in modo efficace le 430 richieste di intervento («concorso aereo») pervenute dal 15 giugno a oggi nel 2017”.

Quello che è accaduto nel 2017 nelle Regioni d’Italia, nella California degli Stati Uniti e nel Portogallo, ha dimostrato che l’intercettazione degli interventi da eseguire antincendio sono stati rilevati in questi Paesi già quando erano già avvenuti incendi boscosi disastrosi di grande dimensione in molte località, creando le grandi difficoltà che hanno avuto questi Paesi a limitare e ridurre significativamente gli incendi.

Le tecniche di monitoraggio adottate da quei Paesi (USA, Italia, Portogallo) negli ultimi 10 anni e più ancora nel 2017, hanno dimostrato che adottare sensori di rilevazione di zona, aerei che fanno dei viaggi di monitoraggio in alcune zone solo qualche volta nel tempo e nei giorni e anche droni che cercano di analizzare zone limitate, non sono in grado di intercettare 24 ore su 24 ogni giorno, l’attivazione di incendi boscosi, con la conseguenza che il monitoraggio avviene troppo tardi, quando l’intervento antincendio diventa molto più difficile e complesso.

Dall’ analisi che abbiamo svolto sui problemi degli incendi boscosi, il primo problema da risolvere è quello del MONITORAGGIO E INTERCETTAZIONE PREVENTIVA DELLE FIAMME CHE VENGONO GENERATE NEGLI INCENDI, e questo per una motivazione strategica:

  • se si riesce a rilevare una fiamma che si eleva ad almeno 10-15 metri dal suolo a 15 minuti da quando accade, si riesce a identificare immediatamente che l’incendio  si sta generandosi potendo attivare anticipatamente l’intervento antincendio

Per poter intercettare preventivamente gli incendi boscosi, l’unica modalità adeguata è la seguente:

1.Fase : attivare satelliti in grado di individuare gli incendi direttamente dallo spazio, con sensori termici a infrarossi in grado di riconoscere quando una fiamma si eleva ad almeno 10-15 metri dal suolo (con l’obiettivo di arrivare a 5 metri), cosi da avere un sistema di monitoraggio in grado di fare attivare preventivamente le soluzioni antincendio

Una soluzione con queste caratteristiche è stata progettata dalla NASA con il progetto FireSat (Link della soluzione NASA : https://www.focus.it/tecnologia/innovazione/firesat-satelliti-della-nasa-anti-incendi-ed-esplosioni) , che entro il 2018 entreranno in funzione con duecento satelliti con sensori termici, capaci di rilevare in pochi minuti incendi, esplosioni e altre improvvise variazioni importanti di calore. Un progetto analogo ma molto meno adeguato, ci aveva provato a realizzarlo la Regione Lombardia, progetto AVVISA – AVVistamento Incendi da SAtellite del 2007 che non ha adeguatezza con il progetto della NASA. Per produrre queste soluzioni il Governo Italiano e ogni Paese interessato del mondo, devono aderire a questa soluzione della NASA, prendendo l’impegno di intervenire con le altre soluzioni che indichiamo, perchè questa è l’unica vera modalità che consente di monitorare, intercettare e consentire di intervenire in modo immediato quando n incendio viene innescato.

La soluzione della NASA è di fatto ad oggi l’unica soluzione adeguata per il monitoraggio, l’intercettazione e l’attivazione degli interventi antincendio.

Il problema strategico da attivare ha quindi l’obiettivo di ridurre i tempi di intercettazione degli incendi boscosi, in quanto la situazione più critica di ogni Paese è che gli interventi antincendio avvengono troppo spesso quando l’incendio ha raggiunto dimensioni troppo elevate, cosi da rendere molto più difficile, complesso e a volte irrisolvibile l’incendio boscoso. Intercettare l’incendio in modo anticipatorio, consentirà quindi di poter intervenire significativamente per risolvere gli incendi, con soluzioni che devono essere completamente diverse e più innovative di quelle attualmente svolte.

2.Fase : la rilevazioni di monitoraggio identificate dai satelliti devono essere inviate immediatamente a un centro di controllo con monitoraggio ogni 24 ore, in modo applicare soluzioni adeguate per risolvere gli incendi boscosi

La seconda componente è di definire l’accordo con la NASA o con altre organizzazioni che devono produrre la stessa soluzione, al fine di realizzare un centro di controllo nazionale con monitoraggio ogni 24 ore, in grado di rilevare i dati inviati dai satelliti in modo da applicare soluzioni adeguate per risolvere gli incendi boscosi. La semplificazione del monitoraggio deve essere quindi essenzialmente a livello nazionale, non dalle Regioni, in modo tale da programmare adeguatamente gli interventi da eseguire per ogni incendio boscoso che viene recepito.

FASE 3: INNOVARE LA TECNICA DI LOTTA ANTINCENDIO CON SOLUZIONI INNOVATIVE CON I DRONI E CON PALLE ANTINCENDIO

Nel momento in cui la nuova tecnica di monitoraggio rileva l’attivazione di un incendio boscoso, l’intervento da attivare per consentire di ridurre drasticamente e significativamente gli incendi deve comprendere:

Intervento di droni con l’obiettivo di monitorare e individuare in dettaglio l’incendio attivato e di intervenire con nuove palle antincendio (Elide Fire)

La prima tecnica da attivare come primo intervento sugli incendi è con i droni ( si prevede almeno 10/ 20 droni per ogni area) che devono essere progettati per:

  1. Raggiungere la locazione degli incendi identificata e segnalata  dai satelliti
  2. Rilevare in dettaglio la conformazione della modalità e dimensione dell’incendio con sensori elettroottici e infrarossi
  3. Intervenire preventivamente per ridurre gli incendi lanciando  le nuove palle antincendio (Elide Fire) (link dell’impresa che le produce: http://www.elidefire.com/products.htm ) che devono essere modificate e progettate in diverse dimensioni  per gli interventi eseguiti dai droni per le organizzazioni del Governo. Queste palle antincendio hanno un effetto molto efficace su incendi estesi, e se leggete questo link vedrete la verità dell’effetto di questi risolutori ( link su cui vedere il video :http://www.lastampa.it/2016/03/11/multimedia/societa/la-sfera-antincendio-adatta-a-tutti-che-aiuta-a-spegnere-piccoli-incendi-oKmxGVlPQ3KtcN4CFRcGHO/pagina.html )

L’obiettivo strategico dei droni è quindi quello di effettuare un intervento immediato preliminare con tempi molto più limitati sugli incendi boscosi attivati, sia per individuare in dettaglio le caratteristiche e le dimensioni degli incendi, ma soprattutto di intervenire con le palle antincendio di Elide Fire, al fine di iniziare a ridurre significativamente la dimensione degli incendi attivati.

I droni potranno anche essere utilizzati per monitorare direttamente alcune zone ad alto rischio di incendio per indentificare l’attivazione immediata degli incendi, ma questa è solo una attivazione accessoria, non quella strategica più importante. La loro principale strategia è in ogni caso l’intervento con le palle antincendio per ridurre subito la dimensione degli incendi attivati.

FASE 4: MIGLIORARE L’ATTIVITA’ ANTINCENDIO CON NUOVI AEREI E USO ADEGUATO DEGLI ELICOTTERI

L’intervento degli aerei antincendio è quello più importante e significativo per ridurre e eliminare gli incendi boscosi, ma nella situazione attuale ci sono caratteristiche degli aerei utilizzati che hanno svantaggi e limitazioni significative che non consentono di intervenire con minore tempo per lottare negli incendi ed eliminarli.

Dalle analisi svolte su tutti gli aerei antincendio abbiamo identificato:

  • Aerei di piccola dimensione in grado caricare direttamente l’acqua in carico in appena 12 secondi prendendola direttamente dal mare, laghi e fiume, aerei del tipo Viking Air 415 e Canadair CL-215, ma con una quantità di litri di acqua caricata molto limitata (da 5.455 a 6.137 litri) e senza un volo verticale
  • Aereo di media dimensione in grado caricare direttamente l’acqua in carico in appena 14 secondi prendendola direttamente dal mare, laghi e fiume, aereo del tipo Beriev Be-200 che ha una quantità di litri di acqua maggiore di 12.000 litri e senza un volo verticale
  • Aerei di grandi dimensioni come Martin Mars flying boats utilizzati nella British Columbia capaci di caricare 27.000 litri (7.200 U.S. gal) di liquido e un McDonnell Douglas DC-10 capace di caricare 45.000 litri (12.000 U.S. gal) di liquido. In Russia hanno adottato per le emergenze russo due aerei Ilyushin Il-76 modificati, che hanno una capacità massima ipotetica di 56.000 litri (15.000 U.S. gal). Nel frattempo la Evergreen International Aviation sta sviluppando una versione modificata di un B-747 nota con il nome di Evergreen Supertanker, che dovrebbe avere una capacità di carico che si aggirerebbe intorno ai 94.850 litri (24.000 U.S. gal): ma tutti questi aerei con grandi dimensioni di litri hanno la difficoltà di intervenire velocemente lanciando l’acqua sugli incendi, in quanto devono spostare in luoghi adeguati a terra per ricaricare l’acqua tramite un idrante o una cisterna. Anche tutti questi aerei non hanno un volo verticale.

L’utilizzo delle suddette modalità di aerei antincendio di fatto dimostra significative limitazioni nella capacità adeguata di intervento in quanto:

  • Aerei piccolo dimensioni: sono molto veloci, capaci di recuperare l’acqua direttamente ma la quantità di acqua utilizzata è troppo poca (da 5.455 a 6.137 litri) , e la tecnica di intervento non è ancora in grado di risolvere adeguatamente i problemi degli incendi di grandi dimensioni
  • Aerei medie dimensioni: migliorano la quantità di intervento degli aerei di piccole dimensioni potendo recuperare l’acqua direttamente, ma la quantità di acqua non è ancora sufficiente (12.000 litri) e la tecnica di intervento non è ancora in grado di risolvere adeguatamente i problemi di incendi di grandi dimensioni
  • Aerei di grandi dimensioni: hanno una la quantità di acqua elevate B-747 (94.750 litri) ma la necessità di caricare l’acqua a terra limita i tempi d intervento e la tecnica di intervento non è ancora in grado di risolvere adeguatamente i problemi di incendi di grandi dimensioni

L’ evoluzione e le modifiche innovative degli aerei antincendio deve quindi essere progettata per raggiungere i seguenti requisiti che abbiamo identificato come quelli ideali per risolvere gli incendi boscosi e devono avere:

  1. una quantità di acqua almeno di 25.000 – 30.000 litri di acqua, questo consente di rilasciare una quantità di acqua adeguata agli incendi boscosi di grande e media dimensione
  2. diverse tecniche di rilascio dell’acqua in modo sia da rilasciarla integralmente, ma anche con quantità di rilascio ridotte ( dal 20 al 40%) in modo tale da diventare simili a un’ acqua rilasciata dalla pioggia potendo agire su diversi luoghi che hanno avuto interventi di limitazione degli incendi preventivi (es. caduta palle antincendio)
  3. la possibilità di caricare direttamente l’acqua direttamente dal mare, laghi e fiume per ridurre i tempi di intervento
  4. la possibilità di avere anche il volo verticale, per consentire di limitare la velocità del volo radente potendosi concentrare maggiormente sulle posizioni in cui gli incendi sono visibili

E’ sicuramente significativo considerare che un aereo con questa nuova tecnologia applicata è in grado di intervenire sugli incendi boscosi da 2,5 a 5 e 10 volte più efficace e potente degli aerei di piccole, medie e grandi dimensioni.

Da quanto abbiamo identificato gli aerei che hanno già dei requisiti modificabili per raggiungere questi requisiti è uno simile al Beriev Be-200 , che ha alcune componenti iniziali su cui può essere modificato per conseguire le caratteristiche dei requisiti indicati.

In certi casi di incendi boscosi limitati potranno essere adottati anche gli Elicotteri disponibili antincendio, ma questo solo nei casi in cui la quantità di acqua da utilizzare per gli incendi deve essere molto limitata.

FASE 5: TUTTI GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE – MONITORAGGIO E INTERVENTO SUGLI INCENDI NON DEVONO ESSERE ASSEGNATI SOLO ALLE REGIONI MA ANCHE AL GOVERNO E ALLA COMUNITA’ EUROPEA

Una delle situazioni più critiche e inadeguate che abbiamo rilevato in Paesi dove ci sono stati incendi boscosi di alto livello, come l’Italia e anche negli Stati Uniti, è stata una mancanza di interventi e di componenti di supporto antincendio non adeguati in molte Regioni e questo in quanto la responsabilità di attivare gli interventi sia preventivi e di applicare l’antincendio è assegnato alle Regioni, che in certi casi non hanno avuto sia risorse di intervento e anche componenti di intervento adeguati (es. aerei).

Questa carenza e inadeguatezza delle responsabilità e degli strumenti di supporto delle Regioni ha creato molti seri problemi nel rendere disastrose le possibilità di interventi adeguati sugli incendi, con conseguenze di alto livello nel tempo per tutto il Paese.

Un altro esempio significativo è stato anche quello del Portogallo nel 2017 con 216.000 gli ettari di terreno andati in cenere, ma dove hanno avuto serie difficoltà a intervenire adeguatamente sugli incendi, ci hanno provato a chiedere alla Spagna di avere un ulteriore supporto sugli incendi, ma la sessa Spagna in quel periodo aveva anche lei interventi da svolgere sugli incendi nel suo Paese , senza poter dare supporto al Portogallo che senza questi aiuti si trovo a un effetto disastroso nel suo Paese. Il problema del Portogallo in realtà doveva poter essere richiesto anche alla Comunità Europea, se ci fossero stabilite norme di coordinamento e supporto adeguato tra i diversi Paesi quando accadono elementi atmosferici cosi gravi nel territorio. Ma questa decisione in realtà non c’è.

Questa indica che le nuove normative di legge che devono essere attivate per consentire di fare si che gli incendi boscosi siano adeguatamente risolti sono le seguenti:

  1. Il Principio fondamentale per gli incendi boschivi è che l’impatto e l’effetto disastroso economico, sociale e di qualità del territorio e della vita delle persone di questi incendi non è solo nel territorio delle Regioni in cui avviene, ma in tutto il Paese. Questo è il principio per cui la responsabilità prioritaria di primo livello su come attivare gli interventi viene assegnata al nuovo Coordinamento del Governo del Paese.
  2. La responsabilità di primo livello per abilitare e gestire gli interventi di monitoraggio (controlli da satelliti) e di prevenzione degli incendi devono essere del Governo del Paese, che assegna a ogni Regione le azioni da svolgere
  3. Il controllo e le decisioni delle risorse e delle componenti da utilizzare per l’antincendio (dai droni, agli elicotteri e agli aerei) devono essere dal Governo, che decide di affidare e di consentire di utilizzare su ogni intervento degli incendi le risorse e gli strumenti adeguati
  4. Ogni Regione e Comune avrà la possibilità di intervenire adeguatamente per ogni prevenzione e intervento sugli incendi boscosi, sapendo che il monitoraggio e il supporto ulteriore adeguato le viene fornito direttamente dal Governo e anche le responsabilità, le regole e le attività da svolgere vengono definite, concordate e controllate con il Governo, per fare si che le attività svolte abbiano l’obiettivo di annullare immediatamente ( in 2 ore , non 2 giorni) gli incendi e di verficare che gli interventi di tutte le organizzazioni e gli operatori impegnati siano adeguati in base alle normative attivate. Questo consentirà sia di evitare che gli incendi crescano e si propaghino, ma anche di ridurre del 90% i costi per eliminare gli incendi
  5. La comunicazione sulla prevenzione e sulle conseguenze degli incendi devono essere maggiormente pubblicate a tutti i cittadini e alle imprese e organizzazioni del Paese, assegnando a ogni operatore che vive nei territori di maggiore rischio di incendio, quali sono i compiti e le responsabilità a loro assegnate.
  6. La pubblicazione deve essere la più vasta possibile, per rendere consapevole ogni persona, impresa, Regione e Comune dei doveri e diritti sugli incendi per renderli consapevoli di quello che genera questi incendi e quello che le può evitare
  7. La Comunità Europea deve stabilire un Comitato sugli incendi che opera nelle analisi, monitoraggio, prevenzione e risoluzione degli incendi di tutti i Paesi, per fare si che il diritto della collaborazione su aree di maggiore rischio in Europa sianno condivise, in modo sia da rendere consapevole ogni Paese di cosa cnsente di risolvere questa problematica ma anche di attivare supporti per i Paesi che non riescano ad avere soluzioni e risorse adeguati per incendi boscosi di grande impatto nel territorio, avendo la possibilità di chiedere un intervento di supporto adeguato dalla CEE, che provvederà a far attivare interventi adeguati antincendio per quel Paese.

CONCLUSIONE : GLI INCENDI BOSCOSI SARANNO ANNULLATI MIGLIORANDO LA QUALITA’ DEL TERRITORIO E I RISCHI DI COSTI DI OGNI PAESE SE QUESTA VERITA’ DELLE SOLUZIONI SARANNO APPLICATE

Se ogni Paese del Mondo, dall’ Italia, alla Comunità Europea, a ogni Paese d’ Europa e agli altri Paesi del Mondo compreso gli USA avessero la responsabilità di attivare il Piano delle soluzioni degli incendi boscosi che abbiamo indicato, le situazioni più critiche e difficili di questi Paesi del mondo per questi gli incendi boscosi, potranno essere praticamente annullate migliorando la qualità del territorio, riducendo i rischi dei costi per gli effetti degli incendi e anche eliminando i rischi di morte delle persone morte e dei seri impatti sul futuro dei cittadini e delle imprese.

Attivare queste soluzioni porterebbe a ogni Paese ad essere consapevole di come ogni problema più complesso del Mondo può essere risolto in modo molto più semplice, serio ed efficace di quanto non è mai stato attuato fino ad oggi da ogni Paese nel Mondo.

E questo segnala che in realtà ogni complessità può diventare opportunità di migliorare la qualità della vita se viene affrontata in modo adeguato, e se questo accade anche la qualità dell’ambiente, la riduzione dei costi di ogni Paese e della possibilità di crescita diventano una realtà, non solo una speranza.

By Giovanni Roi

LA SVOLTA DELL’IMMIGRAZIONE E L’ALBA DELLA RINASCITA IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO INTERO

Da dove vengono i migranti residenti

( dal link: http://www.ilpost.it/2015/04/20/mappa-migranti-italia/)

La crescita della popolazione in Italia e in Europa negli ultimi 30 anni ha portato a una maggiore stabilità e anche un aumento del PIL negli anni in cui il numero dei migranti era adeguato alla quantità di popolazione e alle possibilità economiche dei Paesi, e l’accesso dei migranti rispettava al 95% le regole dell’accesso e la persistenza con la richiesta d’asilo accolta e accettata. Ovvero l’immigrazione tra i Paesi è stato un elemento positivo per la crescita dei Paesi quando non interferiva sulla stabilità di ogni Paese.

L’evoluzione della migrazione in Italia e in Europa negli ultimi 4 anni (dal 2012 al 2015) ha generato diversamente una complessità e una difficoltà significativa su come sostenere e gestire questa esasperata migrazione, di fronte alla quale nessun Paese in Europa è stato in grado di comprendere adeguatamente la problematica e di individuare quali sono gli interventi corretti da eseguire. Quando il numero dei migranti aumenta di 10 volte (Italia) e di 45 volte (Europa), lo scenario che è accaduto indica che quella che è avvenuta non è solo una “migrazione”, ma è diventata una “invasione” di ogni Paese e quando accade un’ invasione diventa necessario riflettere e approfondire perché e cosa ha generato questa esplosione delle migrazioni.

Migrazione e invasione 2015

Se leggete la maggiore parte delle notizie pubblicate e delle posizioni esposte dai Governi, risulta evidente che la maggiori dichiarazioni sono su “come gestire i migranti che arrivano e trovare le strutture per ospitarli o come bloccare l’ingresso dei migranti”, ma di fronte a questo fenomeno dell’invasione, il vero problema è quello di capire cosa ha portato a generare questa situazione per saper individuare quali sono gli interventi adeguati da attivare. Le due tabelle pubblicate indicano chiaramente i dati che l’invasione è iniziata.

Numero dei Migranti arrivati in Europa

Comprendere e capire la verità per essere consapevoli dell’origine dell’immigrazione “invasiva”

Il primo elemento è quello di individuare cosa è accaduto negli ultimi anni in Europa, nel Mondo e in Italia e quali sono le componenti che hanno influito sull’incremento degli immigrati in Europa. Se andiamo ad analizzare l’evoluzione delle migrazioni in Europa e in Italia negli ultimi anni risulta evidente che la crescita del numero dei migranti in Europa e in Italia dal 2013 al 2015 indica che una crescita delle migrazioni cosi forti di quelle irregolari (senza regolari documenti di viaggio, con accesso da sbarchi irregolari, ecc. ) stanno generando fenomeni di immigrazione che non possono essere sottovalutati e dei quali deve essere compresa l’origine e le motivazioni. L’evoluzione del numero dei migranti è sostenibile e adeguata se rispetta le regole di trasferimento, di accoglienza e di integrazione della popolazione tra i Paesi, se queste condizioni non vengono rispettate con un numero eccessivo di migranti, questo significa tre elementi:

  1. una strategia “politica” delle migrazioni in Europa da parte di chi attiva le migrazioni
  2. una particolarità dei Paesi da cui pervengono gli sfollati e i rifugiati sui cui è opportuno comprendere cosa ha comportato negli ultimi anni questa volontà di un aumento della migrazione
  3. un forte rischio di instabilità dei Paesi Europei a conseguenza della complessa situazione economica e di crescita dei Paesi, che avendo già una seria difficoltà a generare lavoro e stabilità alla popolazione residente, hanno il rischio di aumentare significativamente sia un amento significativo delle spese, ma anche di inquinare la qualità e la sicurezza della vita nel territorio

Di fronte a queste considerazioni emerge la prima esigenza di approfondimento delle migrazioni.

Primo – Quanti sono i migranti arrivati in Italia

Di fronte a queste prime considerazioni emerge la prima esigenza di approfondimento delle migrazioni ed è evidente rilevare che il numero dei migranti sbarcati in Italia è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 6 anni passando dai 20-40.000 ai 153.843 nel 2015  :

Numero sbarchi in Italia

(Numero dei migranti sbarcati in Italia da https://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione_in_Italia)

Nello stesso periodo la quantità di richieste di asilo sono aumentate significativamente ma con un numero di richieste di asilo accolte molto inferiori a quelle medie degli ultimi 14 anni con nel 2014 un numero di 83.000 richieste e con solo 30.000 richieste di asilo accolte, ovvero questo dato conferma che l’ adeguatezza dei migranti per essere accettati è diminuita significativamente più di  quanto era accaduto negli anni precedenti, ovvero la qualità e affidabilità dei migranti è diminuita significativamente.

Richieste di asilo immigranti da sbarchi in Italia

(Richieste di asilo in Italia dal 1990 al 2015 da https://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione_in_Italia)

Secondo – Da quali Paesi vengono i migranti degli ultimi anni in Europa e in Italia

I Paesi di provenienza dei migranti in Europa nel 2016 sono stati principalmente:

  1. Siria (30%)
  2. Afghanistan (16%)
  3. Iraq (10%)

con una differenza in Italia in cui la maggiore parte dei migranti pervengono da:

  1. Nigeria (20%)
  2. Eritrea (12%)
  3. Gambia, Guinea, Sudan e Costa d’Avorio (7%)
  4. Somalia, Senegal e Mali (5%).

L’ analisi del numero dei rifugiati in Italia nel 2014 ha confermato la preponderanza dei primi 5 Paesi di cui 3 sono i Paesi Africani che stanno incrementando significativamente il numero dei migranti:

Numero dei rifugiati Italia 2014

(i Primi cinque Paesi dei rifugiati in Italia da https://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione_in_Italia)

Ovvero dai risultati dell’analisi è emerso chiaramente che la maggiore parte dei migranti pervengono da:

  • Paesi Africani con forte instabilità ancora in forte guerra: Siria, Iraq
  • Paese Asiatico indicato come uno stato provvisorio islamico con ancora forte instabilità e scontri tra guerrieri: Afghanistan
  • Paesi Africani che hanno una persistente instabilità ambientale e di qualità della vita per Paesi emergenti : Nigeria
  • Paesi Africani che hanno una persistente instabilità per una nuova generazione con conflitti persistenti con Paesi limitrofi : Eritrea  e Somalia

Ma se è aumentato esponenzialmente il numero dei migranti da questi Paesi creando letteralmente “l’invasione” nei Paesi Europei, da cosa può dipendere questo fenomeno? Individuare lo scenario attuale di questi Paesi da cui derivano questi eventi consente di comprendere le motivazioni che le hanno prodotte e di individuare quali sono i percorsi da effettuare per far si che la crescita dei migranti ritorni ai criteri di stabilità dei precedenti anni.

Terzo – Cosa è accaduto e sta accadendo nei Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia

Ognuno di questi Paesi ha avuto un percorso nella propria storia con eventi accaduti che hanno avuto un forte impatto sull’ immigrazione e nell’analisi approfondita che abbiamo eseguito in ognuno di questo Paese abbiamo rilevato quanto segue.

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_1a

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_1b

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_2

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_3

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_3b

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_4

( la maggiore parte delle informazioni vengono da https://it.wikipedia.org/wiki/Nigeria, https://it.wikipedia.org/wiki/Iraq, https://it.wikipedia.org/wiki/Siria, https://it.wikipedia.org/wiki/Afghanistan, https://it.wikipedia.org/wiki/Somalia, https://it.wikipedia.org/wiki/Eritrea, http://www.ilpost.it/2014/08/08/cosa-succede-in-iraq/# oltre che un’ analisi storica di ogni Paese)

Quarto – I motivi che hanno generato l’immigrazione dai Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia

Dall’analisi storica approfondita di ogni Paese è risultato evidente che la matrice che ha generato l’aumento dell’immigrazione dipende fortemente da un cambiamento significativo accaduto negli ultimi 10 anni nell’ambiente e nella stabilità di ogni Paese e i motivi che hanno generato le migrazioni sono i seguenti:

Instabilità dei Paesi Africani_Asiatici_5

Risulta evidente che i principali motivi che hanno generato sia la migrazione che l’instabilità di questi Paesi dipendono da:

  1. Un errore strategico negli interventi dei Paesi sia Europei che anche degli Stati Uniti e di altri Paesi mondiali tra cui la Russia, nella modalità con cui hanno seguito, gestito ed eseguito gli intervenuti in ogni Paese dove potevano evitare l’instabilità e la crescita della migrazione (es. l’esempio dell’IRAQ dove l’errore sia degli Stati Uniti che dell’Europa nella definizione dei diritti, delle responsabilità  e della scelta e gestione del Primo Ministro nel 2005 indica come se avessero applicato una gestione corretta il Paese non avrebbe neppure fatto creare l’ISIS)
  2. La mancanza di un’adeguatezza con cui intervenire in Paesi che sono aperti nell’evoluzione e nella crescita e che hanno richiesto interventi ma in cui l’attività dei Paesi Europei e USA sono concentrate su una lucrosità delle proprie imprese (es. Joint Venture petroliere in Nigeria) senza alcun adeguato rispetto su tutte le esigenze reali del Paese (es. risposte ai Piani di investimenti richiesti dalla Somalia)
  3. La mancanza di una puntuale e appropriata proposta di supporto  ai Paesi che sono passati da un periodo storico di forte instabilità e che hanno un significativo potenziale di crescita e di stabilità se le proposte a livello Europeo e dei Paesi Mondiali fossero adeguati alle loro effettive esigenze (es. esigenze dei Paesi dell’Eritrea e Afghanistan)

Quinto – l’esempio del paradosso degli investimenti delle imprese petrolifere in Nigeria con soli guadagni e inquinamento disastroso dell’ambiente del Paese

Uno degli esempi più significativi degli errori strategici concessi da tutti i Paesi Europei, USA e del Mondo è quello di come operano proprio le loro imprese petrolifere in Nigeria dove è ancora estensivamente praticato il gas flaring, un processo fortemente inquinante per l’atmosfera in cui il gas associato alla produzione di petrolio, ove non facilmente commerciabile, viene bruciato liberando ingenti quantità di anidride carbonica. La disastrosa situazione ambientale e sociale in cui versa il delta del Niger viene ribadita dalla sentenza della Corte di Giustizia della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas, dicembre 2012), che evidenzia come le compagnie e le Joint Venture petrolifere che operano nel paese (Nigerian National Petroleum Company, Shell Petroleum Development Company, ELF Petroleum Nigeria ltd, AGIP Nigeria PLC, Chevron Oil Nigeria PLC, Total Nigeria PLC and Exxon Mobil) siano responsabili, con la copertura del governo nazionale, per i gravi e ripetuti abusi perpetrati e sottolinea l’esigenza per il governo stesso di riportare tali società alle proprie responsabilità.

Il risultato di queste azioni cos’è? Solo guadagni ricchi per le compagnie ,le Joint Venture petrolifere e il Governo!.

Ma come è possibile che l’ONU, la Comunità Europea e ogni Paese da cui vengono le Joint Venture petrolifere della Nigeria non intervengono drasticamente su queste imprese e anche sulle regole del Governo per evitare le conseguenze di queste azioni sia sull’immigrazione e anche  sul degrado ambientale di questo Paese?

Il principio del cambiamento e degli interventi da eseguire nei Paesi per trasformare l’Immigrazione invasiva  in migrazione consapevole e la criticità in salvezza

L’indagine che abbiamo elaborato evidenzia in modo inequivocabile che la crescita dei migranti fino ad arrivare all’invasione non dipende da quello che loro fanno per raggiungere i Paesi Europei, ma da una serie di errori strategici degli interventi negli ultimi 20 anni sia dei Paesi Europei e anche dagli altri Paesi del mondo (USA, Russia, ecc.) proprio nelle azioni che hanno effettuato in questi principali Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia.

In realtà risulta evidente che la visione che hanno avuto dalle esigenze vere e fondamentali di questi Paesi sono state per una buona parte inadeguate, sbagliate, limitate nella corretta considerazione di tutte le componenti da valutare in ogni iniziativa e troppo indirizzate più ai loro interessi (es. Joint Venture petroliere in Nigeria) piuttosto che a quello di cui ogni Paese ha veramente bisogno, e questa inadeguatezza ha portato questi Paesi a non emergere e a non raggiungere l’obiettivo di crescita economica, di qualità della vita e di stabilità.

L’obiettivo di trasformare gli immigrati in Europa in ogni anno da 1.000.000 a 20.000 passando dalla migrazione invasiva a quella consapevole e il riscatto della crescita e della stabilità dei principali Paesi che hanno una delle maggiori criticità nel mondo (Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia) dipenderà dall’attuare il principio del cambiamento, che richiede questi interventi.

1.a Fase – la crisi economica nel mondo per diventare crescita e stabilità richiede che l’attenzione e l’intervento per la crescita sia concentrato proprio sui Paesi che hanno la maggiore difficoltà

La crisi economica mondiale sta portando sempre di più i principali Paesi del mondo, Stati Uniti, Cina, Europa, Russia, India e i Paesi Arabi e Asiatici con maggiore ricchezza, ad essere molto concentrati sugli interventi per la crescita economica dei propri Paesi, e questo sta dimostrando negli ultimi 10 anni che nonostante tutti gli sforzi e gli interventi eseguiti, non si è ancora raggiunti a un aumento significativo, continuo e stabile della crescita nel mondo intero.

In realtà uno dei fattori che incide significativamente sul perdurare di una mancata crescita è proprio la mancanza di interventi adeguati proprio nei Paesi che hanno la maggiore instabilità e crisi economica.

L’evoluzione dell’economia e della stabilità del mondo intero richiede che ci si renda conto che è proprio il legame , la collaborazione reciproca e la condivisione tra tutti i Paesi che darà la vera stabilità e crescita. Il potere economico di questa sinergia reciproca tra tutti i Paesi avrà un effetto sulla crescita economica 10 volte maggiore della crescita che stanno cercando di conseguire i principali Paesi del mondo, perché è la sinergia, la collaborazione e il riscatto della crescita dei Paesi che sono in maggiore difficoltà che porteranno a un “effetto domino” nel mondo senza precedenti, con una crescita e stabilità economica perenne.

Raggiungere questi obiettivi dai principali Paesi nel mondo porterà oltre alla crescita economica e di stabilità, anche a poter influire significativamente a ridurre le conseguenze che sono cresciute significativamente negli ultimi 10 anni proprio dall’instabilità e dalla crisi di molti Paesi, tra cui una di quelle più significative è quella degli immigrati e del terrorismo.

Stabilire la decisione di portare al ripristino l’economia e la stabilità dei Paesi che hanno il maggiore effetto negli immigrati e anche nel terrorismo, diventa quindi la scelta strategica più importante per tutto il mondo.

2.a Fase – Stabilire nuove regole con cui devono essere gestiti gli interventi nei Paesi del Mondo

In base alle suddette considerazioni strategiche la prima decisione è di definire e di proporre a livello Europeo, all’ONU e a ogni altro Paese che interviene su altri Paesi nel mondo (es. USA, Russia, Cina, ecc.) nuove normative con cui saranno attuati i piani di intervento con un obiettivo: concedere gli interventi nei Paesi del Mondo che hanno bisogno di assistenza e supporto per la crescita e stabilità, nel momento in cui che vengono attuate le seguenti nuove regole rispettose di tutte le esigenze di ogni Paese:

  1. Le organizzazioni e le imprese che vogliono intervenire per la crescita economica e la ricostruzione dell’ambiente, della qualità della vita, della stabilità e della sicurezza di ogni Paese, saranno abilitate a intervenire se i Piani degli interventi che proporranno rispetteranno tutte le seguenti norme definite dall’ONU e dalla Comunità Europea sul rispetto delle esigenze ambientali, dei diritti umani e delle esigenze specifiche di ogni Paese senza alcuna violazione ai diritti umani e istituzionali accertati che ogni Paese ha adottato.
  2. Ogni Impresa e organizzazione verrà controllata annualmente  dai Paesi da cui pervengono, dall’ONU e dalla CEE (se pervengono dall’Europa) sul rispetto delle nuove normative e nel caso in cui le normative vengano violate alle suddette strutture verrà revocato l’accordo di intervento nel Paese e non verrà concessa l’attivazione di interventi in nessun altro Paese fino a quando non sarà garantito e attuato il rispetto di tutte le esigenze e dei diritti di ogni Paese
  3. I Paesi nel mondo che hanno l’esigenza di un supporto per la crescita economica e la ricostruzione dell’ambiente, della qualità della vita, della stabilità e della sicurezza di ogni Paese potranno richiedere gli interventi delle organizzazioni e delle imprese per le loro specifiche necessità se rispetteranno le esigenze e i diritti della propria popolazione e le esigenze ambientali, senza violare le norme stabilite dall’ONU e dalla CEE per ogni essere umano e senza eseguire soprusi e violenze della popolazione, sul territorio e sulle organizzazioni nel territorio.
  4. I Paesi che non rispetteranno le suddette norme dei diritti umani e delle esigenze della popolazione e dell’ambiente territoriale in cui sono collocate, non potranno avere accesso ai finanziamenti e alle risorse che saranno resi disponibili per queste tipologie di Paesi 

3.a Fase – Proporre piani adeguati di intervento ai Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia

La seconda decisione strategica è quella di proporre da parte della Comunità Europea e anche dagli USA e da ogni altro Paese del mondo che ne è interessato,  Piani adeguati di intervento ai Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia, ovvero ai Paesi nei quali c’è sia la maggiore quantità dei migranti generati ma anche in cui c’è una instabilità, una precarietà economica e una violenza della popolazione molto elevata.

L’obiettivo strategico di questi Piani è sia la ricostruzione di una stabilità complessiva di ogni Paese con una crescita economica, con il miglioramento della qualità ambientale e la valorizzazione delle etnie differenti della popolazione al fine di consentire il rispetto, e con una collaborazione e una sinergia tra tutta la popolazione del Paese, consentendo alla stabilità realizzata di consentire che non ci siano più scontri e violenze tra la popolazione dei Paesi.

I Piani da proporre a ogni Paese partono da tre finalità:

  • valorizzare le differenze di cultura delle etnie presenti in ogni Paese al fine di far si che ogni popolazione non sia violata e cancellata, ma valorizzata
  • definire nuove regole del ruolo dei Primi Ministri al fine di garantire che la violazione delle esigenze e delle necessità prioritarie e dei diritti del Paese in cui operino, consenta la revoca del suo ruolo anche in date anticipate alla scadenza della nomina
  • valorizzare il potenziale di crescita economica che c’è in ogni Paese trasformando le criticità in opportunità di maggiore stabilità economica e sociale

Crescita di Siria

Crescita di Iraq

Crescita di afghanistan

Crescita di Nigeria

Crescita di Eritrea

Crescita di Somalia

4.a Fase – Cosa consente al mondo di fare la differenza? “SAVE THE WORLD” – Dare l’opportunità alle organizzazioni considerate le più terroriste e pericolose a diventare le organizzazioni che siano i migliori protagonisti per salvare il mondo

Il cambiamento più significativo nel mondo non avverrà solo dalla crescita economica e dalla maggiore stabilità dei Paesi, compresi quelli con un maggiore impatto sui migranti, ma avverrà se ci sarà il coraggio e la responsabilità di dare la possibilità proprio alle organizzazioni, alla popolazione e ai Paesi più violenti e terroristi del mondo di poter scegliere una possibilità di diventare uno dei migliori protagonisti per salvare il mondo.

Continuare ad essere guerriglieri, ad effettuare scontri, a uccidere la popolazione, a distruggere luoghi di culto e dei Paesi che hanno un valore storico, cosa servirà a queste organizzazioni nel loro futuro? A niente. Saranno solo nell’elenco dei soggetti più odiati, ma se sceglieranno di essere “SAVE THE WORLD”, la loro vita, il loro futuro, la loro speranza risorgerà come nel Riscatto delle Fenice, dove la cenere diventerà germe, grandezza e uno dei ruoli che salverà più di tutti i Paesi nel mondo.

SAVE THE WORLD, la rinascita del cambiamento nel mondo

  1. Ogni organizzazione, etnia e popolazione considerata la più terrorista e pericolosa  nel mondo potrà accedere al progetto “SAVE THE WORLD”, con l’obiettivo di fare si che queste organizzazioni e la loro popolazione si converta da terrorista e unità pericolosa, nella migliore organizzazione per salvare i Paesi con maggiore difficoltà nel mondo
  2. L’adesione a “SAVE THE WORLD” consentirà a ogni organizzazione e popolazione che con loro opera di aderire  e di partecipare ai progetti per la crescita economica, per la riqualificazione dell’ ambiente e della sicurezza di ogni Paese con maggiori difficoltà e di cui ne hanno bisogno per svolgere questo ruolo
  3. Ogni organizzazione, etnia e popolazione che aderirà al progetto “SAVE THE WORLD” avrà la possibilità di aderire come organizzazione con maggiore privilegio rispetto a qualunque altra organizzazione ai progetti di crescita economica e di riqualificazione dell’ambiente dei Paesi che saranno dichiarati, tra cui soprattutto quelli dei Paesi in cui risiedono e quelli dei Paesi nell’area territoriale in cui operano (es. Africa, Asia, ecc.)
  4. L’adesione al progetto “SAVE THE WORLD” consentirà a queste organizzazioni e alla loro popolazione di indicare le risorse che hanno specifici requisiti e interessi operativi a cui interessa migliorare le competenze per essere gli operatori nei progetti per salvare il mondo. L’ adesione a questo interesse consentirà a queste organizzazioni ad avere degli investimenti e/o delle collocazioni a cui poter accedere per avere una maggiore formazione sugli interventi da svolgere nei progetti dei Paesi
  5. Ogni organizzazione, etnia e popolazione che intende aderire al progetto “SAVE THE WORLD”, dovrà sottoscrivere un accordo con l’ONU e con la Comunità Europea in cui accetta di interrompere e non eseguire nessuna azione con armi di qualunque genere, evitando qualunque sparatoria ed esplosione di bombe a nessuna persona e in nessun luogo, ed accetterà di lasciare le località che aveva invaso di proprietà di altri Paesi e soggetti, facendo rientrare tutta la propria popolazione nella località da cui hanno origine
  6. SAVE THE WORLD ha un obiettivo: essere l’ organizzazione nel mondo per dimostrare come questo processo di cambiamento consentirà di trasformare le organizzazioni e la popolazione  più terroristiche e pericolose come le migliori del mondo, per far si che la loro competenza e volontà diventi il migliore protagonista per salvare i Paesi del mondo

La proposta allo Stato Islamico-ISIS, ai Talebani e a ogni organizzazione pericolosa nel mondo: diventare “SAVE THE WORLD” , ovvero l’organizzazione che salverà i Paesi con maggiore criticità in Africa, Asia e in tutto il mondo

Lo Stato Islamico-ISIS dell‘ IRAQ e i Talebani  dell’Afghanistan sono le prime organizzazioni a cui viene proposto di diventare i primi ad aderire a “SAVE THE WORLD” e questo proprio perché oggi sono considerate le organizzazioni più rischiose e più pericolose del mondo, ed è proprio per questo che se queste organizzazioni e questa popolazione sceglierà di diventare “SAVE THE WORLD”, saranno proprio loro a poter essere i migliori protagonisti per la crescita dei più difficili Paesi dell’Africa e dell’Asia.

Il mondo ha bisogno che proprio loro diventino questo!

Il mondo non cambia se la popolazione delle organizzazioni più rischiose, più terroriste e più pericolose del mondo vengano arrestate e rinchiuse in luoghi dove non esisteranno più, ma se vengono perdonate dando a loro la possibilità di riconoscere quello che sono e di poter scegliere se vogliono essere la popolazione che salverà più di tutti nel mondo.

E sarà cosi che nel momento in cui queste organizzazioni e questa popolazione sceglieranno di essere “SAVE THE WORLD”, la luce, la saggezza, la benedizione e la misericordia di Allha e di Dio saranno con loro e li porteranno ad essere coloro che salveranno più di tutti il mondo.

5.a Fase – Se sarà attivato “SAVE THE WORLD” e tutte le proproste ai Paesi dei migranti allora possono cambiare le regole sull’accoglienza dei migranti

Quando ogni Paese da cui pervengono i migranti è aiutato e sostenuto in modo adeguato secondo i progetti che gli consentono di diventare Paesi stabili e con sicurezza economica e quando SAVE-THE-WORLD verrà applicato a tutte le organizzazioni che influiscono sull’effetto dei migranti, questo diventerà il momento in cui sia l’Italia e anche ogni altro Paese in Europa in cui dovessero arrivare dei migranti, avranno il diritto di prendere ogni migrante che arriva clandestinamente e di riportarlo al Paese da cui perviene e questo per un motivo: che il loro Paese ha deciso di aiutarli e sostenerli. La realtà vera è che nel nuovo contesto la quantità dei migranti non sarà sicuramente elevata con queste nuove soluzioni, ma se ne dovessero ancora arrivare, allora si che i Paesi avranno il diritto di riportarli al loro Paese d’origine con una motivazione a tutti i migranti dichiarata “il vostro Paese è aiutato da noi per darvi la stabilità e la sicurezza e se vorrete venire nel nostro Paese lo dovrete fare rispettando le regole dell’accesso ordinario”.

Questa è l’unica verità che consentirà a ogni Paese d’Europa a non ricevere più nessun migrante clandestino, ma solo se le regole indicate saranno applicate e rispettate, perchè di fatto non vorrà dire mancare di rispetto ai migranti, ma di essere intervenuti affinchè ogni migrante trovi i motivi per vivere e crescere proprio nel suo Paese d’origine.

Il cambiamento è iniziato

Indicare quali sono state le condizioni che hanno prodotto i migranti  “invasivi” in Europa,  quali sono stati gli scenari dei Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia che hanno realizzato le condizioni del perché la migrazione è avvenuta, dichiarare come è importante che il processo della crescita economica di questi Paesi deve accadere e di come le organizzazione più terroristiche e pericolosa nel mondo possono diventare i migliori protagonisti per salvare il mondo, è già l’inizio del cambiamento nel mondo.

Le parole dette indicano già che il cambiamento è iniziato, perché ogni parola, ogni senso, ogni luce che ogni parola genera per trasformare le criticità in grandezza e serenità e ogni progetto dichiarato che già guarda il possibile di ogni Paese del mondo, indicano già la traccia di quello che è possibile fare e il cambiamento già avviene.

E  saranno la consapevolezza di ogni persona, di ogni organizzazione e di ogni Governo di fronte a queste proposte che potranno far si che il cambiamento continui e diventi sempre di più vero, denso, percepibile, reale, per trasformare le difficoltà e le criticità del mondo in speranza, fiducia, serenità che il mondo attende.

Io sarò con voi

Iniziare questo percorso del cambiamento non sarà facile ed è per questo che io sarò sempre disponibile a incontrare  ogni Governo dei Paesi della Siria, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Eritrea e Somalia, ogni responsabile e Governo dell’Italia, dell’Europa, degli Stati Uniti, dell’ONU e di qualunque altro Paese del mondo, e ogni organizzazione rischiosa e terrorista per dialogare insieme, per aiutarli a riflettere su questa opportunità e a poter scegliere con cortesia  e saggezza quello che gli consentirà di fare le scelte più giuste, perché sarà ognuno di loro che potrà salvare il mondo.

Nel momento più difficile, più critico, più complesso, più complicato, più drammatico, più sfiduciato del mondo, io ci sono, perché questo è il mio compito.

By Giovanni Roi